(Carlo Carrillo) – Una ridente città che affaccia sul mare che la bagna per circa 10 chilometri, il Faito che, accudendola, la ripara dai venti, una ricchezza sorgentizia unica al mondo con 28 sorgenti di acque medicamentose, un patrimonio archeologico di alto profilo, una volta città industrializzata con capofila i Cantieri Borbonici, che a regime permettevano, tra mano d’opera diretta ed indiretta, l’occupazione di circa 4.500 lavoratori, ed a seguire tutte le industrie, ed aziende, dell’area di via De Gasperi. Una città industriale con la vocazione turistica. Questa è stata Castellammare fino alla fine degli anni 80’. Poi la deindustrializzazione, la crisi del benessere post-bellico, con la grave responsabilità di quelle forze politiche che mai hanno voluto che questa città diventasse turistica. Un fallimento annunciato, voluto e fortemente perseguito. Poi le responsabilità gestionali, sempre di nominati dalla politica, hanno fatto il resto, in particolare per le partecipate comunali che hanno determinato danni “erariali” irreparabili ai danni dei cittadini, non scassinando i “Forzieri” per depredarne il contenuto, ma con comportamenti “scorretti” nella gestione della cosa pubblica al fine di avvantaggiare gli amici imprenditori nonché la propria parte politica nell’esercizio dell’incarico conferito. Oggi, dopo aver depauperato un patrimonio industriale di alto profilo professionale ed economico ed aver fallito nella trasformazione della città da industriale a turistica, possiamo affermare con certezza che siamo tra le città a più alto tasso di disoccupazione della provincia di Napoli e della Campania. Ed il P.D. dei miracoli che ha governato, si può dire da sempre sotto varie e diversificate sigle, Castellammare che cosa ha fatto per salvaguardare occupazione e Pil cittadino? Tanto a dire il vero, ma nella direzione sbagliata, infatti il tracollo della città e la perdita di migliaia di posti di lavoro coincidono esattamente con il lungo periodo di governo durato, quasi ininterrottamente, ventitreanni in disparte la breve parentesi bobbiana. Dal 1992, a tutt’oggi, partecipate affogate nei debiti e fallimenti Sfusi&Pacchetti, basti pensare solo ai bilanci di Terme di Stabia, una volta Stabiane, che dal 1993 al 2013 hanno registrato circa 44 Milioni di Euro di perdite, un “lavoro chirurgico” che è servito, solo ed esclusivamente, a mantenere in piedi una “sacca di clientela politica” da chiamare a raccolta in periodo di votazioni. Oggi, manipolando informazione e media, tentano di far passare il messaggio che, in una città dai conti dissestati, ci sarebbero 115 assunzioni, 50 al comune e 65 in Sint, allorchè trattasi di corsi regionali ottenuti, grazie all’impegno ed alla lungimiranza degli ex lavoratori termali, a sostegno del reddito dei lavoratori che hanno fruito della Naspi etc. dal 2014 al 2017. Inoltre, tra i due bandi pubblicati, esistono delle diversità di non poco conto, ma la differenza che ha colpito maggiormente è stata quella afferente i requisiti per poter partecipare a questi due bandi, mentre in quello del comune diventa titolo preferenziale essere cittadino stabiese, in quello Sint non esiste alcuna preferenzialità nè per i cittadini indigeni nè per quelli che abbiano maturato esperienze lavorative in aziende Termali e/o affini. Pertanto, dopo il danno subito per la perdita di circa 200 posti di lavoro, di cui 90 a tempo pieno e 120 stagionali, ecco che, per gli ex Termali, si aggiunge anche la beffa di un Bando che potrebbe essere annoverato tra i Bandi da bandire in quanto Banditi! Aha Saperlo!!!
Castellammare di Stabia lì 28 ottobre 2017

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