(Marcella Veneziano)- E dopo l’amaro “Giugliano”, arriva anche il dessert, o meglio la ciliegina sulla torta. Non basta l’ammissione al passivo del “carissimo” cognato dell’ex sindaco Nicola Cuomo alla curatela di Terme di Stabia, ora ci pensa anche il Comune di Castellammare a insinuarsi come creditore della sua stessa partecipata. Il tutto a dimostrazione che le procedure non sempre sono state lineari.





Il Comune ora vuole recuperare 100mila euro di cauzione che la curatela non ha voluto sbloccare. Fondi impegnati proprio per quel concordato preventivo rigettato dal tribunale e che ha portato prima al fallimento e poi al licenziamento dei lavoratori a tempo indeterminato di Terme di Stabia, circostanza per la quale gli ex dipendenti si sono apposti al Tribunale del lavoro di Torre Annunziata.
Non mancano le polemiche e le reazioni politiche: “Il versamento cauzionale di 100.000 euro eseguito dal comune di Castellammare di Stabia, in nome e per conto di SINT S.p.A., dimostra inequivocabilmente che l’azienda Terme di Stabia è una società appartenente di fatto alla partecipata SINT e che la necessità di attuare il concordato preventivo rientrava nelle specifiche competenze della società madre. Indi, appare quantomeno inquietante l’evoluzione successiva della vicenda quando, su richiesta Sint di luglio 2015, è stata disposta la restituzione, dal giudice delegato (Del Sorbo) alla Sint S.p.A. del compendio aziendale – chiarisce Carlo Carrillo di Forza Italia -. Ma ancora più grave è risultato il comportamento di Sequino che dopo aver restituito, senza alcun esito e/o riscontro della SINT, il compendio immobiliare alla partecipata “orfano” delle maestranze, ha provveduto in maniera “corsara” a licenziare immediatamente il personale. Questa è la pagina nera scritta da una “cordata” sprovvista di scrupoli ai danni dei lavoratori termali e della città di Castellammare”.
Si tratta dell’ennesimo atto di un fallimento molto doloroso, quanto polemico. Soprattutto perché l’ammissione al passivo del Comune avviene subito dopo quella di Giugliano, il super consulente che avrebbe dovuto lavorare gratuitamente per Palazzo Farnese (Nicola Cuomo docet) e che invece ha chiesto 40mila euro alla fallita Terme di Stabia. Ma l’incarico non era gratuito? Ah saperlo!



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