Una storia da ripercorrere.

Da quando la nuova amministrazione Cuomo si è insediata a Castellamare ne abbiamo sentite tante, proposte e soluzioni sulla questione terme, e tutte molto diverse tra loro.
Oggi, dopo aver dimostrato di essere piuttosto comprensivi degli altrui atteggiamenti, a volte eccessivamente tolleranti, giustificando anche chiacchiericci figli del peggiore populismo e della demagogia spicciola che ormai impera dovunque ed in ogni ambiente, crediamo sia giunto il momento di rendere comprensibile l’intera faccenda a tutta la città.
Anno 2010, alle amministrative viene eletto Sindaco Bobbio che nomina, ed insedia, il 5 novembre il nuovo CdA ed a fine novembre il nuovo Direttore Generale.
Bisogna ricordare bene che il prof. Ventriglia(nuovo D.G.) è stato chiamato nel disperato tentativo di risanare la società e non a gestirla! Se su questo siamo d’accordo significa che la società già versava in condizioni fallimentari.(del resto per rendersi conto basta guardare lo specchietto in allegato)
A voler rammentare a qualche ignorante in questa delicata materia (sia esso camuffato o no) che una società è fallibile, fallimentare e fallita. Stessa etimologia ma diverso finale: fallibile e fallita sono condizioni soggettive e normativamente previste. Per essere fallibile bisogna essere imprenditore e superare (alla luce delle nuove norme) precisi parametri. Per essere fallita, non solo bisogna avere quelle condizioni di fallibilità, occorre essere anche insolvente (cioè incapace di far fronte normalmente agli impegni finanziari) ma occorre che qualcuno autorevole possa dichiarare tale stato(ad esempio un tribunale). Fallimentare è, nell’accezione comune, chi ha le condizioni oggettive di fallibilità ma non è stata ancora dichiarata tale. La differenza non è poca in ragione della possibilità di ripresa.
In sostanza fallimentare è certamente chi, non solo, non è in condizione per poter far fronte ai propri debiti, ma soprattutto chi ha costi superiori ai ricavi. In altre parole si può fallire per una crisi finanziaria, ma è certo che si fallisce se si ha un deficit strutturale economico (ossia costi maggiori dei ricavi).
Orbene, l’azienda che il nuovo management, nominato da Bobbio, ha eredito nel 2010 è stata gestita per 11/12 di quell’anno dalla coppia Iovieno-Marasca, ed inoltre nel mese di dicembre è risultata essere sostanzialmente ferma. Ciò significa che se è proprio necessario fare valutazioni tra il prima e il dopo occorre mettere una linea tra il prima del 2011 ed il dopo il 2010.
Si contemplano in questa breve disamina i bilanci dal 2007 al 2011 per consentire di verificare quanto, di qui a breve, seguirà.
Richiamando quanto detto prima sul concetto di azienda fallimentare occorre soffermarsi su alcuni dati fondamentali, e cioè i ricavi, i costi, i debiti.
In merito ai ricavi ed ai crediti bisogna precisare, per gli ignoranti in materia (camuffati o no che, tra l’altro non sono pochi), che l’azienda è monocliente e che l’unico cliente è l’ASL, la quale nel corso degli ultimi tre/quattro anni ha attuato una rigida politica di rientro del debito sanitario con consequenziali tagli ai tetti di spesa di cui la stessa società Terme di Stabia è stata vittima nel 2011 (circa un milione di euro nelle prestazioni FKT) e ritardi nei pagamenti. Eccone la prova;
Bilancio 2009:
Ricavi: 7.043.100
Costi: 7.764.001
Perdita: 830.296
Debiti: 3.319.121
Bilancio 2010:
Ricavi: 5.633.748
Costi: 8.264.659
Perdita: 2.114.738
Debiti: 5.175.673
Nella voce debiti, e non bisogna essere una cima per accorgersene, si nota che nel 2009 figuravano 1.335.200 euro di debiti verso la controllante che nel 2010 sono state utilizzate per coprire parzialmente la perdita e consentire alla società di evitare solo momentaneamente l’applicazione dell’art. 2447 del c.c. (riduzione al di sotto del minimo legale).
Ciò significa che i debiti del bilancio 2010 devono essere aumentati di tale importo per poter confrontare gli anni in questione.
La voce ricavi del 2010 è sovrastimata di circa 850.000 euro per fatturazioni fatte senza copertura contrattuale da parte dell’ASL che, puntualmente, a luglio 2010 comunicava che il tetto di spesa era finito e che pertanto l’azienda aveva esaurito il plafond contrattualmente sottoscritto con essa. L’importo delle fatture è stata ammortizzata in due anni (2010 e 2011 a quote costanti)!!!. L’azienda non solo ha continuato a fatturare importi che poi non gli sono stati riconosciuti, ma ha addirittura continuato ad erogare servizi sostenendo costi la cui copertura si sapeva non ci sarebbe stata, aggravando di debiti la società per altri svariate centinaia di migliaia di euro (dipendenti, fornitori, servizi ecc)!!!
Anche i ricavi 2009 sono inficiati per lo stesso identico motivo per circa 80.000 euro relativamente ai mesi novembre e dicembre 2009.
Alla luce di ciò provando a riformulare i dati di bilancio prima esposti, leggeremo questi dati:
Bilancio 2009:
Ricavi: 7.043.100
Costi: 7.764.001
Perdita: 830.296
Debiti: 3.319.121
Bilancio 2010:
Ricavi: 4.783.748 (meno 850.000 di over fatturazione)
Costi: 7.839.659 (meno 425.000 di ammortamento errate fatture)
Perdita: 3.005.911
Debiti: 6.510.873 (più debiti verso la SINT utilizzati in bilancio per la copertura perdite 2010)
Il miracolo del 2009 non è riuscito nel 2010! Peccato, ritenta.
Quindi l’azienda si presenta al nuovo management nominato dal centrodestra con questo quadro:
ricavi 2009/2010: – 2.259.352
debiti 2009/2010: + 3.191.661
perdita 2010: 3.005.121

in particolare i debiti nel dettaglio mostrano i seguenti aumenti:
1. fornitori 2009 = 984.019 2010 = 2.023.826 + 1.039.807
2. debiti
previdenziali
e tributari 2009 = 475.105 2010 = 1.358.730 + 883.625
3. altri debiti
(tra cui il
personale) 2009 = 214.423 2010 = 1.040.896 + 826.473

Appare superfluo sottolineare che con fatturati notevolmente superiori, negli anni precedenti al 2011, l’azienda chiudeva abitualmente con perdite di circa due milioni annui.
Nei conti la voce “personale” resta sostanzialmente invariata per tutti gli anni in questione.
Era un continuo di perdite e ripianamenti (basta guardare il patrimonio netto e cospicui conferimenti) con relazioni al Bilancio che descrivevano tutto questo e pareri dei vari collegi sindacali che non censuravano nulla. Strano ma vero, ma come si suol dire: verba volant, scripta manent!
Nel 2012 risultano essere stati dilazionati circa 1.400.000 euro di cartelle equitalia (medesima operazione occorreva continuare per evitare blocchi nei pagamenti per il pregiudizio del debito aumentato). A memoria risulta che oltre il 70% erano relative ad annualità precedenti il 2011!
Inoltre, sembra curioso ma risulta al vero, nel corso della gestione si è dovuto ripianare debiti risalenti alla gestione 2008!!!
Il debito bancario è fortemente diminuito, nonostante sia rimasto un sospeso, quello di dover restituire gli ultimi 50.000 euro alla Banca Stabiese (che mai nella sua storia aveva finanziato le terme!) per un prestito di 150.000 euro concesso eccezionalmente dal dr Santoro.
La Fontel, fornitrice di energia a partire dal gennaio 2010, che ha pignorato la società e ricevuto circa 300.000 euro dall’ASL, non aveva riscosso da Terme nemmeno una mensilità durante il 2010!
La stessa ENEL intervenuta in salvaguardia forse sarebbe ancora fornitrice dell’azienda al solaro se qualcuno, nel dicembre 2012, non avesse pignorato ed ottenuto 250.000 euro dall’ASL.
Ma questi ignoranti (camuffati o no) non pensiamo abbiano letto la storia della società attraverso i suoi bilanci, le assemblee o gli atti dei suoi soci, nè tantomeno le relazioni lasciate dall’Amministratore Unico Ventriglia al Commissario prefettizio prima, ed all’attuale Sindaco successivamente, essendo sicuramente impegnati a risolvere problemi ben più seri di quelli di Terme di Stabia.
Basta leggere questa documentazione ufficiale per capire perché la proprietà chiedeva di rinviare l’approvazione del Bilancio 2011 (i cui risultati erano già noti nel giugno del 2012 e comunicati al Comune per predisporre il Bilancio dell’Ente) per il problema del 2447 cc e quindi l’impossibilità di prendere di nuovo atto della sottocapitalizzazione senza decidere in merito (non avendo il Bilancio Preventivo) così come già era stato fatto nell’assemblea straordinaria presso il notaio Capuano di Napoli dove si manifestò la volontà di ricapitalizzare e rinviare all’approvazione del Bilancio dell’Ente la definitiva deliberazione.
Ma questi ignoranti (camuffati o no) machiavellici (“l’utile giova al principe più che il giusto”) hanno la presunzione di attribuire agli ultimi due anni di gestione il disastro delle Terme.
Bene avrebbe fatto chi appena insediatosi alla fine del 2010 avesse portato, come si suol dire “a prescindere”, tutte le carte alle varie procure!!
Ai cittadini di Castellamare si sarebbero evitate facce stupite (l’unica cosa che meraviglia è la loro meraviglia!), personaggi che sono tornati sul luogo del delitto (e quindi giudici di se stessi) e dispensatori del più banale buon senso, o peggio, della corretta e trasparente gestione nel solo nome della spending review. Risparmiare salva le Terme!
Questi sono gli stessi che hanno chiesto sacrifici ai fornitori ed ai dipendenti, gli stessi che non hanno voluto far risparmiare un euro all’azienda, anzi aggravando le cifre di interessi e spese legali di ogni genere, e strappandole dalle casse aziendali con famelica brutalità, nel patologico rapporto che avevano con il denaro, con il solo obiettivo non di pretendere ciò che, secondo loro, gli era dovuto ma quello di creare danno e difficoltà all’azienda, tanto nella più totale indifferenza delle sorti dei suoi dipendenti che oggi hanno anche l’ardire di difendere contro le Terme stesse, forse nella consapevolezza che le uniche cause che possono vincere sono quelle contro la società visto gli scarni risultati (non certo i compensi) ottenuti nei lunghi anni in cui l’azienda ha chiesto loro di assisterla. Di chi ha creato danni per le errate fatturazioni ed i costi consequenziali, ne abbiamo già accennato sopra.
Ma veniamo al dopo. Il ruolo e l’azione di un manager chiamato a risolvere problemi non può prescindere dagli input della proprietà.
Al nuovo manager ne furono dati pochi, ma chiari riferimenti, ed in particolare:
1. no alla privatizzazione e la sua strategicità per il programma della maggioranza (non si dimentichi che tale scelta fu frutto anche di forzate valutazioni alla luce delle indagini ancora in corso su quanto accaduto a Castellammare per l’omicidio di un consigliere comunale);
2. disponibilità a sostenere la società con apporto di capitale anche se non nell’immediato;
3. far si che l’azienda proseguisse fino a quando l’apporto si sarebbe concretizzato.
Naturalmente la società già in condizioni fallimentari (ora sappiamo che cosa intendiamo dire) e quindi in conclamata crisi aveva bisogno urgente di:
• capitali minimi ma necessari in attesa della vera ricapitalizzazione;
• riorganizzare il personale (concetto ribadito migliaia di volte tanto che alla fine lo avevano capito finanche i dipendenti ed i sindacati ma non alcuni consiglieri/e comunali);
• relazioni (qualsiasi piano di risanamento richiede credibilità e soprattutto condivisione da parte dei vari interlocutori).
Su cosa occorreva fare subito non c’era bisogno di nessun piano industriale (manco facessimo parti, o pezzi, della carrozzeria per la fiat!) perché era ormai chiaro ed obbligatorio (vedasi prescrizioni ASL, vigili del fuoco, responsabili della sicurezza e richieste varie) che gli immobili andavano ristrutturati e messi in sicurezza.
Gli immobili, a memoria degli ignoranti (camuffati o no) sono della SINT società partecipata al 100% dal Comune, di fatto una scatola vuota, che, per fare quello che è nata per fare, necessita delle risorse del Comune non avendo risorse di gestione tali da poter affrontare la minima spesa di investimento.
Alle Terme spetta la gestione e la manutenzione ordinaria.
Quindi le Terme gestiscono una casa caduta per effettuare cure su mandato dell’ASL la quale pretende che la casa sia in condizioni ottimali!! E per questo la diffida e la sanziona, o addirittura minaccia di toglierle le convenzioni. Basti solo ricordare che la società pagò, in quel tempo, ulteriori 9.000 euro di sanzione per una porcata fatta nel settore pneumologia in parte spostato (chissà da chi e perché) e poi lasciato così!
Quindi, ancora, il Comune ha l’obbligo di ristrutturare i propri immobili (a prescindere da chi li abbia in gestione) e le Terme quello di gestirli perseguendo così il proprio scopo sociale.
Il business pensato e gestito da Terme è quello obsoleto del termalismo di tipo esclusivamente curativo, destinato ad un mercato assistito che nella stragrande maggioranza è costituito da anziani. Il nuovo business termale invece, pur conservando tale fetta di mercato, si è allargato al concetto di benessere in generale sia esso strettamente terapeutico/curativo) che abbinato alla cura globale della persona, senza limiti di età, e del suo stare bene sia fisico che psichico (investendo nelle strutture, nella ricerca ed in pubblicità).
Ecco la complicatissima formula magica: ristrutturare i luoghi, investire in attrezzature e professionalità ed aprirsi al nuovo mercato. Il tutto in un’ottica di marketing territoriale e cioè di forte sinergia con le altre risorse di cui è ricco il territorio circostante (cultura, turismo, storia, paesaggi, gastronomia ecc.).
Ma le terme non sono solo questo: sono anche fisioterapia, pneumologia, inalazione, centro estetico, medicina dello sport ed ancora acque minerali, prodotti cosmetici ecc.
Ma torniamo a bomba.
La società, all’epoca, versava in regime di 2447 cc cioè occorreva “senza indugio” decidere se e come ricapitalizzarla. Quella della ricapitalizzazione fu la scelta: cosa dichiarata in tutti i più svariati ambienti e nelle più solenni delle circostanze (assemblee, giunte, consigli comunali, incontri con i sindacati, ecc.).
Non ultima uno degli ultimi consigli comunali nel quale addirittura l’opposizione chiedeva di intervenire per terme non con i famosi due milioni di euro previsti sul redigendo bilancio preventivo dell’ente ma addirittura con circa quattromilionicinquecentomila euro, coprendo la restante parte sempre con il conferimento di beni come previsto nel piano proposto dall’ A.U. Ventriglia all’amministrazione Bobbio.
In merito al conferimento questo prevedeva la concessione dell’immobile balneoterapico per un periodo trentennale.
Sarebbe appena il caso di spiegare ai soliti ignoranti (camuffati o no) che un conferimento in godimento reale sconta la medesima aliquota di imposte indirette, il 10% (7% registro, 2% e 1% ipotecarie e catastali) del conferimento in proprietà. Orbene dopo una accurata valutazione del caso, essendo il conferimento di 7.700.000 euro circa e quindi le imposte pari a 770.000 euro che il Comune, la Sint e Terme messe insieme non avevano, quindi qualcuno pensò addirittura ad un escamotage, e accadde che fu chiesto al notaio Capuano di Napoli di ricorrere ad un conferimento in uso personale che scontava l’imposta fissa di 168 euro!!! Il notaio dopo un mese di studio ed esame su questa proposta concordò pienamente e si dichiarò pronto a statuire. Ci sarebbe stato un risparmio di euro 769.832 euro.
Certo era finanza creativa (asset patrimoniali deboli e zero liquidità) ma che avrebbe consentito alla società di uscire dall’imbarazzante 2447 cc ormai in atto da più di un anno!
Avendo la società sia il problema societario (il 2447 cc) che quello aziendale (la liquidità) la soluzione era un mix di intervento: la Sint ricca di immobili conferiva in uso gli stessi ed il Comune conferiva denaro per coprire le perdite ed uscire dal 2447 cc.
Naturalmente le risorse finanziarie erano insufficienti e la società totalmente inbancabile, per cui si pensò di ricorrere ad uno strumento, raramente utilizzato, previsto dal codice civile per poter accedere ad un finanziamento: l’articolo 2447 bis e seguenti – Finanziamento separato.
Grazie all’impegno del management ed anche alle ottime relazioni dell’allora amministratore unico della SINT nacque l’opportunità di presentare il progetto relativo alle nuove attività delle Terme (piscine termali e centro benessere), redatto internamente grazie alla fattiva collaborazione del responsabile dell’ufficio marketing e comprensivo di costi, redditività e tempi di attuazione, al responsabile nazionale del Corporate BNL.
Anche in questo caso dopo non pochi incontri e approfondimenti con i responsabili regionali BNL, si ebbe il via libera all’operazione ma a condizione che la società partecipasse in quota parte, seppur minima, all’investimento.
Nello stesso tempo si è cercato di reperire le ulteriori risorse in fondi pubblici e strutture governative quali il Ministero dello Sviluppo (decreto crescita aree di crisi complesse), il Ministero della Coesione Territoriale (fondi CIPE), Invitalia (Fondo Ristrutturazione e Salvataggio), Regione Campania (POR e Fondi Aree di Crisi).
Bastava un minimo di impegno del socio di riferimento e forse tutto questo sarebbe stato possibile. Ed è proprio questo il dubbio che ci assale: forse era possibile riuscirci. Oggi tutto ciò potrebbe essere per alcuni un alibi inattaccabile ma invece rimane solo l’amarezza, per tutti.
In due anni e mezzo è stato tentato di tutto per convincere, banche fornitori istituzioni sindacati dipendenti asl cittadini, che era possibile cambiare e questo ha fatto si che nel 2013, nonostante tutto, la regione, o chiunque voleva e poteva farlo, poteva dare un suo contributo ad una azienda che se fosse fallita, ed ha rischiato diverse volte di esserlo, non avrebbe potuto che ottenerne ricadute in termini negativi sia per le maestranze, l’indotto e tutta la cittadinanza. Evitiamo di approfondire sul periodo di amministrazione gestito dal Commissario Prefettizio, non siamo adusi sparare sulla croce rossa. Ma veniamo all’operato dell’amministrazione Cuomo. Al netto delle intenzioni rese note attraverso la sua lunga campagna elettorale, il sindaco Cuomo produce il suo primo atto sulla vicenda Terme, settembre 2013, attraverso una dispensa dal titolo: Soluzione Terme, essenzialmente una raccolta di notizie ottenuta attraverso lo “scopiazzamento” lento di centinaia di progetti esistenti sul tema. Appena la dispensa diventa di dominio pubblico, il sindaco ed il suo entourage provvedono, con immediatezza, a smentirne la paternità e, nel frattempo, avvia una serie di incontri per approfondire il problema. In disparte aveva, contestualmente, avviato la procedura di pre-dissesto dell’ente comune, operazione che per una serie di traversie tecniche andò letteralmente in fumo, e fu così che, su pressioni del cerchio magico che lo circonda, optò per la sciagurata scelta del “dissesto finanziario” dell’ente. Una delle ragioni che argomentava, a sostegno della tesi dissesto, era la situazione economica delle partecipate, in primis quella di Terme di Stabia, per cui in una fredda mattinata di novembre trascorsa al Solaro annunciò, improvvisando una conferenza stampa all’uscita dell’azienda, il fallimento dell’azienda Terme di Stabia. Il tutto all’insaputa, senza passare per l’aula consiliare di palazzo Farnese, sia dei consiglieri comunali tutti ancorché della sua stessa coalizione. Questa scelta determinò un miniterremoto politico, e creò le condizioni per l’abbandono di Sel avvenuto poi subito dopo, in occasione del voto sul dissesto. Da qui, dopo innumerevoli riunioni consumatesi nel pensatoio politico della maggioranza, l’amministrazione partorì il progetto di una proposta di “Concordato preventivo” nel tentativo di evitare il fallimento, o nella scellerata ipotesi di guadagnare tempo prezioso per continuare nel galleggiamento, e fu così che dalle “illuminate menti” di specialisti della materia la proposta partì per il tribunale di Torre Annunziata. Una proposta che, dopo una via Crucis durata un anno, è giunta al capolinea di una sentenza di rigetto, proprio nella giornata in cui si festeggia il Santo patrono dei lavoratori, motivata in modo preciso e puntuale dal collegio della sezione fallimentare di Torre Annunziata, e tra le motivazioni addotte, oltre al decreto di fallimento per l’azienda, è spuntato in modo chiaro ed inequivocabile la ragione del fallimento dell’amministrazione Cuomo(cerchio magico compreso) per manifesta incapacità a redigere atti delicati, afferenti la dignità di lavoratori e cittadini, ed inadeguatezza professionale e politica per continuare a decidere il destino di Castellammare di Stabia.
*Fine prima puntata.
Il resto alla prossima!
Castellammare di Stabia lì 27/03/2015                                            La Redazione

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