(di Carlo Carrillo) – Una giornata meravigliosa quella di domenica scorsa, “la quiete dopo la tempesta” del sabato sera, ed è chiaro che il riferimento alla celebre poesia del grande Giacomo Leopardi vuole essere solo una metafora rispetto a quanto è accaduto di leggere sui social, in particolare sui gruppi Facebook  stabiesi. Migliaia di commenti di esperti in materia che hanno sonoramente bocciato l’operato del nuovo sindaco, offese a cascate attraverso insulti ed epiteti di raro “spessore kulturale”, il tutto condito da giudizi severi provenienti da “pseudo-politici”, che avevano governato fino al 5 febbraio scorso, risultati sonoramente bocciati dall’elettorato stabiese appena due mesi orsono. Tra le molteplici voci anche quella di un ex sindaco, figuratevi un poco, quello che nel 2013 ha messo in liquidazione le Terme di Stabia per poi dichiararne il fallimento, autore della messa in stato fallimentare di Multiservizi e (la classica ciliegina sulla torta) della dichiarazione di “Stato di dissesto” per il nostro ente. Un “politico” che se, in questi giorni, gli dovesse capitare di girare per i vicoli di Castellammare rischierebbe di imbattersi nella famosa pratica della “Grattatio pallorum omnia mala fugat” che tutti i cittadini maschietti, almeno quelli che ne conoscono le potenzialità, potrebbero mettere in campo al fine di poterne “bloccare” i sinistri flussi che emanano le sue movenze. Una giornata che poteva generare tante altre impensabili tragedie insomma, ma le buone notizie, che stanno sempre dietro la porta, a volte giungono inaspettate, la visita del mio caro figliolo che, insieme alla dolce consorte, decide di rimanere a pranzo. Ci accomodiamo intorno al tavolo e subito si accende un serrato confronto con mio figlio sulla necessità di usare a suo avviso, nella comunicazione, periodi brevi e massima sintesi nel raccontare le notizie che si intendono trasmettere, non disdegnando di sottolineare che la massima sintesi della notizia bisogna forzarla sinteticamente nel titolo. Una lunghissima discussione che vi risparmio quando alla fine, Antonio, decide di giocarsi il “Jolly” di una provocazione e, molto furbescamente, mi propone: Scommettiamo che se scriviamo un titolo ad effetto, su di una qualsiasi vicenda, e nel corpo dell’articolo parliamo di tutt’altra cosa rispetto al tema del titolo, la gente commenterà quel titolo, da cui si sentirà attratta e penserà di aver capito di cosa trattasi senza aver nemmeno letto il contenuto? Ed io come un gran pollo ho scommesso, forte della convinzione che il lettore attento, prima di esprimere un giudizio, o parere che sia, legga ed approfondisca i contenuti di un articolo. Mi sbagliavo, ho scommesso ed ho perso. Il motivo? Domenica sera in villa comunale una discussione tra giovanissime, una ragazza si è sentita male ed……. ecco innescarsi da subito un pericoloso detonatore che, passando attraverso i primi commenti sui social, arriva sulla prima pagina di un quotidiano locale con un titolo ad otto colonne che testualmente recita: “Le ragazze con le spranghe”, salvo poi scorrere il servizio nelle pagine interne e leggere tutta un’altra storia. Niente spranghe né rissa, ma una semplice discussione che sembra abbia causato un malore ad una delle ragazze, una storia diversa insomma. Il risultato? La città sgomenta ed impaurita, alcuni politici che (pensando di rendere un servizio e dopo aver letto solo il titolo forzato senza aver letto l’articolo) hanno alimentato preoccupazione ed incertezza, per non parlare dell’immagine della città in proiezione esterna, mentre chi scrive si è ritrovato a dover perdere una scommessa, su presunti esperimenti social avviati da altri, senza aver neppure avuto il tempo per tentare di mettere in campo una “Fake” tutta nostra. Quando si dice la sorte; ah, saperlo!!!

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