Preambolo:
L’emergenza causata dalla diffusione del virus “Covid19”, come noto, ha imposto all’agenda di Governo la definizione di un piano emergenziale, attuato con l’emanazione di stringenti misure di contenimento che hanno modificato tra le altre cose, in via eccezionale, le modalità operative degli uffici pubblici, segnatamente quelli propri della cosiddetta “macchina della giustizia”.
Sulla scorta di questa drammatica esperienza, le Istituzioni dovrebbero a nostro avviso preservare alcune di queste prassi “eccezionali” non solo perché consentono una maggiore profilassi per tutti gli operatori del diritto ma, nell’ottica di garantire ad un settore ormai in costante difficoltà, perché sono inversamente proporzionali risorse e mole di lavoro, l’efficientismo da sempre auspicato.
Ci si riferisce, in particolare, al settore penale ove sino ad ora la dialettica tra istituzioni e associazioni di categoria, giustamente, si è focalizzata sulla smaterializzazione del processo, che è impensabile a fronte dei diritti costituzionali cui s’ispira il codice di rito.
Il No alla smaterializzazione del processo è assunto quintessenziale della proposta politica.
Posta questa premessa, le prassi che invece vanno valorizzate e consolidate nell’ordinarietà afferiscono, se si vuole mutuare la locuzione precedente, alla “smaterializzazione della burocrazia”, in parte già avvenuta in ambito civilistico seppur con alcune goffaggini che non interessa in questa sede evidenziare.
A beneficio immediato e futuro, il decisore politico deve ideare un sistema che consenta:
1) la riduzione degli accessi alle strutture giudiziarie (Procura della Repubblica, Tribunale, Corte d’Appello, ecc…);
2) la destinazione dell’organico agli adempimenti prettamente burocratici rendendo sostanzialmente eccezionale la ricezione di “pubblico” garantendo il servizio dell’ufficio;
3) maggiore costanza dei colloqui tra il difensore e il detenuto.
L’obiettivo, per essere ancor più pratici, è quello di ridurre al massimo la presenza dei professionisti e dell’utenza presso gli uffici giudiziari, limitandola il più possibile alla partecipazione alle udienze e all’interlocuzione, previo appuntamento, con i magistrati.
Proposte:
Le misure che si propongono, oltre all’efficacia in termini di profilassi sanitaria che non si esaurisce di certo al contingente ma dovrà ispirare il comportamento dell’intera cittadinanza pro futuro, determinerebbero un’efficienza della “macchina della giustizia” senza la compressione di alcun principio costituzionale posto a presidio del giusto processo.
1) Il riconoscimento del valore legale delle comunicazioni tra gli avvocati e gli uffici giudiziari tramite la posta certificata e l’attivazione della firma digitale per il deposito di tutti gli atti previsti dal codice (istanze, impugnazioni, liste testimoniali, memorie, ecc…) che esenterebbe i difensori dal doversi recare costantemente negli uffici onerandoli dell’invio telematico di un file PDF. Questa prassi che è al momento in atto, si ribadisce, dovrebbe divenire una costante dell’offerta giudiziaria;
2) A ciò si aggiunga, inoltre, un’ulteriore possibilità operativa: l’accesso al fascicolo da parte del difensore tramite l’installazione di software, certificati dal Ministero della Giustizia, che consentano, a seconda della fase procedimentale e processuale, previo riconoscimento ed autorizzazione, di visionarlo ed eventualmente estrarre copia. Ad oggi è previsto soltanto, per i titolari di chiave digitale e soltanto per i Tribunali e le Procure convenzionate, l’accesso alle trascrizioni delle udienze dei fascicoli dibattimentali, con esclusiva facoltà di richiedere copia, e l’inoltro di richiesta ex art. 335 c.p.p.;
3) Fermo restando il rispetto della normativa vigente, e il ruolo fondamentale dei colloqui personali con i detenuti, si ritiene altresì opportuno consentire il permanere della possibilità, alternativa e su richiesta, per i difensori di fiducia di effettuare il colloquio con i propri assistiti, detenuti presso le case circondariali e di reclusione, attraverso lo strumento delle videochiamate con le modalità sperimentate durante questa fase d’eccezione. Detta misura consentirebbe di rafforzare il rapporto con il detenuto anche nei momenti “fermi” del processo.
La prima e la terza sono una prassi tutt’ora in vigore, seppur in deroga eccezionale, la seconda sarebbe da definire, implementare, ma con entrambe si abbatterebbero i costi della macchina giudiziaria, massimizzando le performance degli uffici, limitandone l’ingombro, migliorando nel suo complesso la giurisdizione penale italiana.
La riforma che si auspica sarebbe sostanzialmente ad invarianza finanziaria, imporrebbe una riorganizzazione parziale degli uffici, magari con destinazione di personale amministrativo alla ricezione e destinazione delle pec ricevute agli intestatari nonché la predisposizione degli opportuni controlli degli accessi ai fascicoli digitalizzati.
In ultimo, le modifiche normative necessarie non sarebbero oggetto di aspra disputa parlamentare involgendo specifiche tecnicalità operative e non diritti costituzionali o istituti di diritto penale, sostanziale e procedurale.
Si chiede, pertanto, alla Presidente Nazionale di Fratelli d’Italia del partito, On. Giorgia Meloni, al Capo dell’Organizzazione, On. Giovanni Donzelli, al Responsabile Giustizia del partito, On. Raffaele Stancanelli, e ai parlamentari che partecipano alle commissioni permanenti Giustizia della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, di farsi carico di questa opportunità di riforma.
Cordiali saluti
Firmatari
Avv. Maurizio Miceli – portavoce provinciale FdI Trapani
Avv. Sara Petella – consigliere comunale FdI
Avv. Francesco Rizzo – candidato europee FdI
Avv. Ernesto Sica – consigliere comunale FdI
Avv. Sergio Cola – sostenitore FdI
Avv. Federico Cona – sostenitore FdI
Avv. Marco Cerreto – portavoce provinciale FdI Caserta
Avv. Andrea Boggia – dirigente FdI
Avv. Giuseppe Molfini – sostenitore FdI
Avv. Aldo Ganci – FdI Siracusa
Avv. Antonio Tisci – dirigente FdI

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