(di Carlo Carrillo) – Un verdetto che farà discutere e riflettere, quello della Sentenza 2297/2019 pubblicata il 28/03/2019 e pronunciata dalla Corte di appello di Napoli sezione controversie di lavoro e di previdenza ed assistenza, nella città delle acque, forse molto di più e di quanto abbia fatto discutere la messa in liquidazione di Terme, il ridicolo e fallito tentativo di un costoso quanto inadeguato concordato preventivo, per finire poi alla dichiarazione di fallimento, pronunciata dal G.D. Del Sorbo, in data 18 marzo 2015. Invero, dopo il successivo licenziamento delle maestranze da parte della Curatela fallimentare, la Sint che non aveva voluto accettare il trasferimento d’azienda(ossia del compendio aziendale comprensivo di immobili e lavoratori) oppose resistenza alle diffide che i lavoratori inoltrarono alla fine del mese di agosto 2015 e, questo atteggiamento, diede luogo all’inizio di una lunga vertenza che, dopo ben tre gradi di giudizio, arriva oggi al capolinea con un pronunciamento-ribaltone che premia la sagacia di ben 35 lavoratori che hanno resistito pur perdendo per strada almeno altri 13 ex dipendenti stremati da iniqui atteggiamenti politici di ben due amministrazioni di centrosinistra e, sfiancati, dal corso di una giustizia talvolta superficiale e, considerato il periodo, ai limiti di un atteggiamento “Pilatiano”. Oggi la sentenza, che potrebbe essere appellabile in cassazione, è stata pronunciata in modo preciso e chirurgico, in quanto è entrata nel merito ed ha frantumato, in maniera inequivocabile, due precedenti giudizi che avevano “sfiorato” appena il problema senza, evidentemente, approfondire una tematica complessa ed articolata come quella posta sul tavolo dagli ex lavoratori Termali. A distanza di ben 44 mesi dal licenziamento, indebitamente operato da Sequino, la sentenza che rimette “la chiesa al centro del villaggio” con danni che, per l’Ente di palazzo Farnese, potrebbero assumere una pesantissima conseguenza a seguito delle ripercussioni economiche che, paradossalmente, per un grave errore di valutazione amministrativa e politica dell’ex A.U. di Sint (Biagio Vanacore, ndr), potrebbe addirittura provocare la perdita di altre unità immobiliari del solaro. Alla luce di tutto ciò, preso atto di questo becero ed inadeguato atteggiamento amministrativo, appare necessario attivare un’azione di responsabilità amministrativa contro chi si è reso responsabile di tutto ciò, in quanto i cittadini stabiesi, e l’intera città, non possono rischiare di vedersi rubato il futuro da questi comportamenti irresponsabili. Basta solo ricordare che, nel maggio 2012, tra le prescrizioni dettate dal Prefetto di Napoli risultava essere necessario, previo scioglimento del Consiglio Comunale, attivare la revoca della privatizzazione delle Terme di Stabia, un provvedimento varato nel corso dell’amministrazione Vozza, così come prevedevano al punto D) “Urge assicurare il ripristino della legalità e la cessazione del pregiudizio in atto con riferimento alla scelta dell’Advisor per la privatizzazione delle Terme di Stabia ed alla concessione di aree demaniali agli alberghi delle terme”. Una storia che forse qualcuno ha già dimenticato, ma noi no, la teniamo sempre presente e ben impressa nella nostra memoria e nelle nostre carni, e chi eclissato dal voto popolare ieri tenga presente tutto ciò, è inutile continuare a viaggiare nelle “Saittelle”, tanto ormai la disinfestazione già iniziata, da appena otto mesi orsono, e non terminerà per il momento!!!

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