(di Ylenia Zaira Alfano) – Bisognerebbe sapere, prima di parlare o, ancor peggio, di scrivere. Avere un conoscenza teorica e, talvolta, anche empirica dell’argomento del quale si discute, sia esso di carattere generale, che attenga al mondo dello sport, che si tratti di un fatto di cronaca o anche di cronaca politica. Conoscere, poi, diventa un obbligo ancor più rigoroso quando l’argomento ha carattere scientifico. 

Non sono un medico, non ho competenze specifiche né di settore, se discutiamo dei vaccini ovvero dei #novax; piuttosto, voglio limitarmi ad una riflessione di carattere generale, che prende spunto dalla problematica appena menzionata per abbracciare poi una situazione ed un atteggiamento, anche mentale, purtroppo dilagante.
Iniziamo con il ricordare che nella storia della medicina moderna le vaccinazioni sono lo strumento che più ha contribuito a salvare vite umane.
I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità parlano chiaro: grazie ai vaccini, in particolare quelli che proteggono da difterite, pertosse, morbillo e tetano, sono quasi 3 milioni i bambini che ogni anno vengono salvati da una morte altrimenti certa. Nel 1980, dopo due secoli dal primo esperimento di Jenner, la stessa OMS dichiarò scomparso il vaiolo umano.

In passato, sino alla prima metà del ’900, la mortalità infantile si aggirava intorno al 25%.
Alcune zone anche di Italia, come Matera – perciò detta città della vergogna – hanno conosciuto un tasso di mortalità infantile superiore al 50% anche nella seconda metà del secolo scorso. Visitare Matera è stata un’esperienza toccante, si potevano guardare e toccare quelle case (grotte in realtà) ove la carenza di igiene e la promiscuità con gli animali erano divenuti, in buona sostanza, una macchina omicida… Sopravviveva, su per giù, un bimbo su tre. Ma questa è un’altra STORIA, che ho citato un po’ perché mi son persa nel ricordo, ed un po’ perché possa essere da spunto immediato per la riflessione, per capire che quello della mortalità dei bambini è un problema serio e non lontano.

Ad ogni modo, almeno un bambino su quattro, sino alla metà del secolo scorso, non superava i primi anni di vita. Oggi la situazione è radicalmente cambiata e la mortalità si è drasticamente ridotta sino ad arrivare al 3 per mille. Un crollo, dovuto principalmente all’abbattimento delle malattie infettive, avvenuto grazie all’azione congiunta di vaccini e antibiotici.

Basta leggere alcune schede mediche, di immediata comprensione, per capire che il rischio che corre un bimbo non vaccinato è di gran lunga maggiore (in termini di qualità e di quantità del pericolo) di quelli cui va incontro un bambino vaccinato.

Mi chiedo e vi chiedo: sulla scorta di quali fonti potete asserire il contrario? Di quali competenze? Può un rappresentante delle istituzioni venirci a propinare la storiella dei cugini che giocano insieme quale fantomatica sostituzione (perfettamente equipollente, a quanto sembra!) di una delle più importanti conquiste della medicina?

Una volta una signora si recò presso il mio studio per un parere in tema di diritti reali. Con tre pagine stampate dal web in tema di usucapione. Sussumendo la fattispecie concreta (la sua), in quella astratta (i consigli del web), sembrava fosse già venuta a capo del suo problema… Ovviamente in maniera del tutto erronea.
Fu gentilmente invitata a lasciare lo studio.

Se dovessi ammalarmi, vorrei essere curata da un medico, non da un avvocato… Nonostante la stima che nutro per molti colleghi. Né, tantomeno, da un soggetto scarsamente scolarizzato che si vanta pubblicamente di aver reso una dichiarazione mendacea.

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