CASTELLAMMARE DI STABIA (Antonio Carrillo) – Malfunzionamenti e lamentele dei cittadini sul funzionamento dell’isola ecologica stabiese, situata nella periferia nord della città delle acque.       
Castellammare è una città che ha vissuto, e che vive, tantissime difficoltà relativamente alla raccolta ed allo smaltimento dei rifiuti, domestici e non, ed emerge dai dati statistici che lo stabiese abbia un po’ di ritrosia a differenziare, visto che ci si attesta intorno al 55% (e questo dato sarà oggetto di verifica, nel merito, da parte della redazione) dei rifiuti differenziati nella città delle acque. Se, da un lato, qualche responsabilità dell’ancora ridotta percentuale può senz’altro essere ricondotta alla popolazione residente, dall’altro lato la società che gestisce il servizio non è esente da critiche e da altrettante responsabilità. Ad essere particolarmente problematico, per alcuni stabiesi, è il rapporto con i centri di raccolta, ovvero con quella comunemente nota come l’isola ecologica. Tante sono, infatti, le segnalazioni raccolte in merito al malfunzionamento dell’isola gestita a Castellammare dall’AM Tecnology.
E’ sicuramente peculiare, stando alle testimonianze raccolte, la gestione dell’isola ecologica stabiese in quanto non vi si trovano il numero di cassoni adeguato per effettuare la raccolta, come invece prevede la scheda tecnica inviata al comune, dove vi sono trentanove diversi codici CER (codice europeo del rifiuto) e dove, come riferito dalle nostre fonti, risulta complicato, se non addirittura rifiutato, il conferimento di alcuni materiali (inerti da attività domestica, alluminio, materiale da camino) e che finiscono poi, inevitabilmente, nell’indifferenziato, diminuendo così – fortemente – la percentuale di differenziata ed aumentando le spese per i contribuenti. ECCO. Il punto nodale è proprio questo qui. E’ dal 2012, con un decreto seguito alla caduta del governo Berlusconi, che il legislatore ha stabilito che le entrate e i costi del servizio gestione rifiuti dovessero essere pari. Ora, partendo dal presupposto che i rifiuti il cui conferimento viene negato all’isola ecologica finiscono quasi certamente nei rifiuti indifferenziati (o abbandonati per strada) e va da sé che poi il servizio andrà a gravare direttamente sulle tasche del cittadino contribuente. E’ inevitabile pensare che la società affidataria del servizio non stia rendendo un buon servizio alla cittadinanza. Qualora, invece, questi rifiuti venissero abbandonati in strada vi sarebbe un aggravio ancora maggiore per le tasche dei cittadini in quanto la società affidataria sarà costretta a rimuovere quella che loro chiamano “mini discarica abusiva” con costi extra a carico, ancora una volta, dal già tartassato contribuente. E questo è lontano, molto lontano, dall’essere un buon servizio. 
Neanche i cassoni utilizzati per il conferimento dei materiali sembrano rispettare tutti i limiti previsti dalla legge anche perché, ad oggi, per poter conferire alcune tipologie di rifiuti occorre addirittura effettuare dei “lanci” verso l’alto con oggetti, talvolta scomodi e pesanti, ed è oggettivamente difficile pensare che la safety aziendale preveda tale tipologia di conferimento come quella usuale. E’ chiaro che quella utilizzata non può essere la metodologia prevista, anche perché i cassoni adesso in uso all’azienda sono molto, troppo alti, e non permettono una regolare fruizione da parte dell’utenza che, alla fine della fiera, è quella che paga il conto di tutta questa inefficienza.

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