terme_stabia1(di Faria Abate) – La distruzione del termalismo a Castellammare di Stabia, non conosce confini e diventa sempre più una triste verità acclarata dai fatti.

Quali fatti, qualcuno potrebbe obiettare? Orbene, la trasformazione delle Antiche Terme in un luogo di ristorazione casareccia con annesse festicciole, tale sarà il brand che vedrà trasformare il parco termale delle Nuove Terme, in un luogo anch’esso dedicato alla ristorazione, ma con annesse giostrine per ingannare il tempo tra una portata e l’altra.

Sarà una naturale conseguenza che, in quel di Palazzo Farnese, la dote culinaria del Vice Sindaco, già nota a tutti, prendesse il sopravvento; ma ci sembra perlomeno stucchevole che il termalismo sia distrutto definitivamente, lasciando il passo al decadente “franchising culinario del PD”.

E’ ora di dire basta con queste minestre da osteria, perché tali sono le proposte che questa maggioranza cittadina, propina ai suoi cittadini.

Trasformare le Terme in un luogo di ristorazione stona, e non poco, con i trionfali discorsi di ripresa e rilancio del termalismo, perché qui, a tutt’oggi, di tutto ciò non vi è alcuna traccia.

Castellammare è destinata ad essere dimenticata dallo scenario turistico, nonostante vi sia una forte penuria di posti letto in Campania, questa maggioranza a trazione “Chef per un giorno”, non riesce ad intercettare l’esigenza che il territorio invoca.

Il turismo, così come molti affermano, dovrebbe essere la locomotiva cittadina, ma qui si pensa solo ed esclusivamente al palato, destinando però, unicamente, bocconi molto amari agli ignari cittadini stabiesi.

Basti semplicemente pensare che la vicina Sorrento, così come descrive il Mattino del 7 febbraio u.s., assorbe da sola circa il 14% dei posti letto campani, e che per incentivare il turismo, destagionalizzando i flussi, si pensa di incentivare il turismo enogastronomico e termale.

Si avete letto bene, il termale! A questo punto ci potremo trovare nella spiacevole situazione che le terme rinascano in quel di Sorrento, sancendo di fatto la dissoluzione dello storico termalismo stabiese.

Questa compagine culinaria al comando della città, tuttavia, non ha nulla che vedere con le brigate di cucina di stampo stellato, anzi continua ad inanellare fallimenti, basti pensare che le Terme, le Periferie cittadine, la problematica Sarno, la Sicurezza  e la Vivibilità cittadina, non trovano alcuna risposta nei programmi e nei propositi sbandierati appena otto mesi orsono.

Per dirla tutta, il LAVORO che dovrebbe essere il problema principale, viene relegato  come ultimo problema, tant’è che, se qualcuno volesse fa passare la tranquillità  momentanea dei Cantieri come una conquista della politica cittadina, commetterebbe un gravissimo errore giacche, è ormai noto a tutti, le scelte di questo settore sono state operate altrove, e non di certo nelle tristi stanze di Palazzo Farnese.

Il lavoro latita in una città che sale agli onori della cronaca per l’esondazione del Sarno, per il ritrovamento di tele del Van Gogh, ma non viene mai menzionata per aver restituito realmente le Terme alla Città, per i flussi turistici agli Scavi di Stabia, al Museo Archeologico, al rilancio dell’area portuale, alla Rinascita del Centro Antico vero motore di parte dell’economia cittadina.

La Città non merita questo malinconico ed inesorabile declino, merita maggiore attenzione, maggior cura a tutela degli interessi collettivi, maggior vigore nella soluzione di questioni vitali per lo sviluppo cittadino, ma di tutto ciò non vi è alcuna flebile traccia.

Un solo fatto sarà certezza, una più rilevante attenzione alla “CULINARIETA”, ed ecco che la politica del “Cotto&Mangiato” sarà servita sul vassoio sacrificale in onore della divina, ineguagliabile, “Enogastronomia Piddina”.

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