(di Red) – E’ approdata in commissione finanze e bilancio, del comune stabiese, la pratica afferente il riconoscimento legittimità debito fuori bilancio a seguito del decreto ingiuntivo 1673/2016 concernente la controversia Ego Eco s.r.l./Comune di Castellammare di Stabia. Un provvedimento giudiziario che nasce da un provvedimento di affidamento dell’appalto che risultava regolato da uno specifico contratto, rep. N° 16/2014 e inerenti proroghe, da una successiva determinazione n°10/2015, non culminata in una regolare sottoscrizione di contratto ed all’esito della determinazione n° 27/2015. Dagli atti in epigrafe, emerge statuito nella misura di 701.775,70 euro   il corrispettivo mensile per la gestione del servizio, importo che risultava dovuto per l’intervenuto regolare espletamento di tutte le attività previste in contratto od in affidamento e che andava eventualmente integrato con ulteriori somme nel caso, in cui la Società procedeva ad eseguire attività ulteriormente necessarie, che eccedevano quelle espressamente previste in contratto e in vista delle quali il detto corrispettivo risultava pattuito. Il Decreto Ingiuntivo, notificato all’ente appaltante, recava l’ammontare  di 1.759.192,01 euro, oltre interessi moratori decorrenti dal trentunesimo giorno successivo alla ricezione di ogni fattura e spese legali e si fondava su fatture emesse nei confronti del comune tra il 2014 ed il 2016, a cospetto delle quali, però, erano richiesti in ingiunzione(e furono poi posti a base del Decreto emesso dal Tribunale) soltanto importi residui rispetto a quanto già versato dal Comune quale canone mensile. L’opposizione del comune, a questo decreto ingiuntivo, non risulterebbe essere stata fatta in maniera corretta, in quanto carente di riassunzione all’atto della costituzione a giugno 2016 ed in forza del mancato scioglimento del rapporto di lavoro, in quel preciso momento storico, considerato che non sussistendo le condizioni di legge per poter stipulare un regolare contratto di proroga in quanto la società Ego Eco, successivamente fallita, non risultava essere in possesso del Durc e della fondamentale certificazione antimafia. Una domanda sorge, a questo punto, spontanea: Chi avrebbe dovuto procedere alla stroncatura immediata del rapporto di lavoro con questa società? Considerato che all’epoca, risultavano in attività sia il dirigente del settore Ambiente, sia l’avvocato dell’ente che lo stesso assessore all’ambiente, e per quale motivo il sindaco di allora non assunse alcuna decisione nel merito? Eppure la nostra testata, in quel tempo, aveva più volte raccontato le “gesta imprenditoriali” dei Ciummos, accendendo i riflettori su vicende che avrebbero potuto creare gravi ripercussioni sulla nostra città. Il risultato? Una vicenda che dovrebbe essere sottoposta all’attenzione sia della Procura generale della Corte dei Conti che alla Prucura di Torre Annunziata, al fine di individuare le responsabilità di ex politici, di ex dirigenti che ambiscono ad entrare in politica e di qualche pensionato che, a quanto si evincerebbe dagli atti, non ha svolto con diligenza il proprio ruolo. Ah, saperlo!!!

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