(Carcar) – Ieri pomeriggio, intorno alle ore 16,00, il consigliere comunale di Sel, Tonino Scala, ha provveduto a protocollare una bozza del “Piano Invitalia” che riporta sul frontespizio una data risalente al 17 aprile del 2014. Un piano che, ricostruendone l’accidentale percorso, secondo Scala avrebbe dovuto giacere nei cassetti dell’amministrazione comunale già da tempo immemore. Appena due settimane fa il consigliere Scala, insieme ai consiglieri Di Martino e Iovino, sottoscriveva un documento politico attraverso il quale rivendicava la necessità di riaprire la discussione sulla questione Terme ed, addirittura, accusando il Sindaco Cimmino di non aver relazionato in merito ad un presunto incontro che l’amministrazione avrebbe avuto presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Peccato che, in quei giorni, le opposizioni risultassero in possesso di notizie false e frammentarie, in quanto l’incontro con il Mise ed Invitalia si sarebbe dovuto tenere il martedì successivo all’uscita dello stesso documento, per cui risultava impossibile per Cimmino poter relazionare sui presunti risultati di un incontro fissato ma non ancora realizzatosi. Poi l’incontro romano e, appena il giorno dopo, le dichiarazioni del Sindaco che ha pedissequamente spiegato gli esiti di un incontro attraverso una conferenza stampa tenutasi a palazzo Farnese. A questo punto spunta a sorpresa la dichiarazione del consigliere Scala, ed a seguire anche Nastelli e Di Martino si pronunciano nel merito, tutti escluso il capogruppo del PD; francesco Iovino, nonostante la sua loquace attività in queste ultime settimane. Dopo l’incontro romano, e alla luce dell’esito pronunciato da Cimmino, ecco che emerge dagli oscuri cavernicoli percorsi della “Sinistra stabiese” una bozza di piano stampata su carta intestata di Invitalia, ed ad annunciarne l’esistenza è proprio il consigliere di Sel che, durante le amministrative del 2013, aveva appoggiato la candidatura, con la conseguente elezione a sindaco, di Nicola Cuomo  spiazzando letteralmente in tal modo i “compagni” dell’opposizione con i quali aveva redatto e sottoscritto il documento politico di cui in epigrafe. Evidentemente il consigliere Scala, di concerto con le indicazioni del suo amorevole “padre putativo politico”, ha ritenuto anche in questa occasione di dover tener fede a “quell’accordo di riservatezza” previsto dalla b(v)ozza di un piano che, dopo aver vagato per anni tra alcuni piani dell’edificio di Corso Vittorio Emanuele ed in qualche sede di Via Gesù, è stato tirato fuori in maniera strumentale proprio in occasione dell’apertura di un tavolo al Mise con la contemporanea presenza di Invitalia. Sorgono naturali alcuni quesiti ,e tra questi, due assumono un’importanza vitale per tentare di venire a capo di una vicenda che, a questo punto, potrebbe solo creare qualche imbarazzo proprio nell’ambiente di Invitalia in relazione alla mancata realizzazione di quanto previsto nel complesso elaborato. Ma come è venuto in possesso di questo piano il consigliere Scala? E per quale motivo, chi ha fornito questo lavoro a Scala, ha deciso di tirarlo fuori solo oggi? Forse perché sente il bisogno di coprire le spalle a chi aveva pensato bene di affossarlo al fine di evitare che l’azienda Terme di Stabia si salvasse e potesse riprendere la sua attività a pieno regime? Un mistero che potrebbe sembrare “Buffo” ma, considerato i danni derivati da quell’indebito fallimento, questo atteggiamento ha determinato la perdita di circa cento posti di lavoro a tempo indeterminato e buttato alle ortiche un fatturato che si aggirava su circa 7milioni di euro annui, senza voler valutare gli effetti dell’indotto, che hanno pesantemente inciso sul Pil cittadino, e tanto “Buffa” la cosa non è, a nostro avviso è solo “inquietante”.  

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