“Tutti pazzi per Cimmino” i partiti politici di Gragnano che, dal PD alla Lega (Cinquestelle e F.I. compresi) spogliandosi dai simboli, decidono “tutti insieme appassionatamente” di schierare i loro riferimenti nelle sette civiche a sostegno del Sindaco uscente.

(Red) – Scaduto solo da qualche ora il termine ultimo per la presentazione delle coalizioni , con i relativi candidati a sindaco supportati dalle liste in lizza per il rinnovo del Consiglio Comunale della città della pasta, prende il via la corsa al voto di circa 260 candidati che, presumibilmente, metteranno a ferro e fuoco la città alla disperata ricerca di quel consenso che potrebbe risultare determinante, sia per la personale affermazione che per quella della coalizione di appartenenza. Una lunga scia di polemiche e scontri, tra le opposte fazioni in campo, ha caratterizzato la prima parte del percorso che, terminato da poco, ha finalmente visto la presentazione delle liste. Una sorta di resa dei conti, tra il sindaco uscente ed il suo ex vice, almeno così sembra che l’abbiano voluta presentare questa vicenda che, al contrario, appare intrisa di molteplici interrogativi rimasti tutt’ora disattesi. Una coalizione, quella di Cimmino, che raccoglie l’adesione di ex sindaci ed ex candidati sindaco di tutte le consultazioni comunali del terzo millennio, un coacervo inimmaginabile di partiti “camuffati” da un “esasperato civismo” di comodo che, in questa anomala tornata elettorale, ha di fatto assunto la leader-ship politica in una consultazione priva della presenza degli stessi partiti che, in questa ridente cittadina dei Lattari, pure hanno scritto la storia amministrativa della comunità attraverso la loro forte ed incisiva matrice identitaria. Annunci roboanti avevano preannunciato una “super-coalizione”, bollata come la Pasta Mista di Gragnano dall’ex grillino Morra, che avrebbe dovuto registrare la presenza dei simboli PD, Forza Italia, Cinquestelle, tutte insieme appassionatamente a sostegno della supercorazzata Cimminiana proprio a perfetta imitazione della grande coalizione centrale in appoggio a Draghi. Tutto ciò senza contare che nella super-coalizione, a questi partiti, si sarebbero aggiunti di soppiatto, così come poi realmente accaduto, candidati della Lega(Bianca Maria Rossetti) e di Fratelli D’Italia(il commissario cittadino De Angelis) che avrebbero trovato accoglienza in alcune liste civiche predisposte all’occorrenza. Una sorta di grande famiglia allargata che nel momento topico, nel corso di quest’ultima settimana, è stata fortemente avversata da alcune componenti Grilline e Piddine, all’interno delle rispettive sedi di partito, che mal digerivano lo scellerato scenario che si andava delineando. Infatti, la rivendicazione del ruolo del “Cittadino”,  che secondo alcuni seguaci grillini, è colui che contribuisce in modo attivo al processo di elaborazione delle decisioni collettive, ha evidenziato che, su quest’affermazione di Rousseau, è scivolato il comportamento di uno pseudo-consigliere comunale stabiese, “grillonzo di comodo”, che annega le sue cocenti delusioni politiche nella pratica della pubblicazione sui social di foto datate, accompagnate dalla solita demagogica omelia sulla necessità di esercitare quella professione, ormai tanto di moda negli ambienti del centrosinistra, da esperto mestierante “anticamorrista”; questa decisa levata di scudi è servita a creare dubbi e ripensamenti nel Movimento a livello nazionale, tanto da optare per la scelta di commissionare la presentazione di una lista autonoma che, purtroppo, è naufragata sia per assenza di candidati locali credibili che per i tempi occorrenti, ormai strettissimi, al fine di poter ottemperare agli adempimenti previsti. Nel frattempo, l’unico che ha rivendicato con determinazione la necessità di presentarsi all’elettorato con il simbolo attestante la propria identità culturale e politica è stato il giovane, ma esperto e deciso, Nello D’Auria che, pur avendo ricoperto un ruolo nell’amministrazione uscente, non ha voluto partecipare al gran tavolo dei “cavalieri senza paura e privi di vessillo” alla disperata ricerca di quel privilegiato ruolo che, in virtù dei consolidati consensi, gli sarebbe spettato comunque a prescindere. Insomma tutti i simboli dei partiti bloccati dall’esasperata conflittualità interna e, nelle more di una ridefinizione dei labili equilibri interni a tutte le forze politiche, sarà il “Civismo” rappresentato dalla pasta mista di Gragnano a dettare l’agenda amministrativa della novella “Babilonia” della politica nel nostro bistrattato Belpaese. Banditi i simboli dei partiti, almeno per il momento, saranno ben sedici le liste in competizione, a supporto dei candidati sindaco, di cui ben otto a sostegno di Nello D’Auria, sette a sostegno di Paolo Cimmino mentre una sola lista proverà a sostenere la candidata, Maria Pia Di Maio, esponente dei Verdi.   Del resto in politica, anche la sfrenata ricerca di nascondersi “sotto le mentite spoglie di un esasperato ed anonimo civismo”, può servire per poter partecipare da vincitori alla designazione della governance della città, costi quel che costi!

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