(Red) – Gragnano diventa il laboratorio delle grandi intese che dal governo, a livello nazionale, si trasferiscono nelle piccole comunità del mezzogiorno del Belpaese. E così, proprio come accade  in quel di Montecitorio, la grande alleanza si sperimenta nei territori chiamati alle urne proprio nei primi giorni dell’ormai prossimo mese di ottobre. A dire il vero, nella capitale della pasta, questa formula “All Inclusive” delle forze politiche in una sola coalizione era già stata sperimentata alle scorse consultazioni del 2016 ma, in quel tempo, nessun partito aveva avuto l’ardire di uscire addirittura con il proprio simbolo in compagnia di altri. Ma l’evoluzione dei tempi, o involuzione come dir si voglia, ha consentito che sulle ceneri di quella vecchia e bizzarra coalizione, orfana allora di PD – LEGA E FdI, si possa costruire oggi, a sostegno di Cimmino, una coalizione “onnicomprensiva” che vedrà escluso, ricalcando il modello nazionale, solo FdI che di fatto rimarrà l’unico partito del CDX gragnanese a mantenere la barra “identitaria” dritta in compagnia di alcune civiche di ispirazione “forzista”, con alcuni aventiniani pentiti, alla disperata ricerca di mantenere integra la propria autonomia sia ideologica che identitaria. Acclarata la scelta dei “novelli Leghisti”, in versione Donnarumma-Alfano, di inserire propri candidati in “civiche” a sostegno del sindaco uscente, lo scenario politico di Gragnano che oggi si presenta, al giudizio degli elettori, lascia basiti gli stessi addetti ai lavori al punto da imporre una seria riflessione su quella che potrebbe essere diventata la nuova “Lega” locale, con l’avvento di “Alfano e Donnarumma” al timone dei sovranisti salviniani nel partito che opera nella provincia a sud di Napoli. Tutto ciò accade proprio a latere di alcune scelte, molto significative dal punto di vista politico, che da inizio estate si sono manifestate nello scenario politico locale, a cominciare dall’addio della LEGA alla coalizione del CDX stabiese dove, a mero titolo di cronaca, fu imposto al proprio assessore designato di rimettere il mandato, ricevuto appena qualche mese prima, nelle mani del forzista Cimmino. Che cosa accade nella “Lega” dei transfughi che, dal centrosinistra dello stabiese Di Martino, sono saltati alla “Macedonia politica” delle elezioni gragnanesi, dopo una brevissima e fugace apparizione nel centrodestra stabiese? Questo non è dato saperlo, ma dover constatare la presenza di una candidata, Bianca Maria Rossetti, storicamente simpatizzante del carroccio in una civica a sostegno di Cimmino, ed in compagnia dei simboli di PD – F.I. – Italvivioti e grillini travestiti da civici, lascia supporre che patti ed alleanze, precedentemente stipulate nell’area stabiese, restino operative e funzionali alla necessità di continuare ad ingenerare la stessa confusione politica che da alcuni anni riescono, in maniera quasi perfetta, ad esprimere nello scenario politico della confinante città Vivianea. Tanto senza voler considerare che la Lega sta sottoscrivendo, nei fatti, un’alleanza politica con quelle stesse forze politiche che, a Castellammare come a San Giuseppe Vesuviano, hanno chiesto a più riprese alla Prefettura la nomina della Commissione di Accesso. Questo atteggiamento, secondo quanto emerge dalla giovane storia dei protagonisti in campo, sembra voler incarnare perfettamente quell’antico proverbio toscano proprio a proposito dell’essere inseparabili, nonostante le liti e i diverbi continui, tra i Pisani ed i Lucchesi. Sarà vero? Staremo a vedere!

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