(Red) – Iniziano le danze, alla luce delle mozioni congressuali presentate dai candidati, in ordine cronologico sulla base della discesa nell’arena delle candidature, Paola De Micheli, Stefano Bonaccini, Elly Schlein (si pronuncia Shlàin), Gianni Cuperlo. Un momento fondamentale per un partito che, sconfitto alle politiche del 2022, sta vivendo la sua stagione più difficile e complessa in virtù delle proiezioni che lo vedono in vertiginosa discesa sotto l’aspetto del gradimento del popolo italiano.

Un congresso nazionale che nella ex Stalingrado del sud sarà vissuto, almeno nella prima fase elettorale del 7 febbraio p.v., solo dai circa 160 iscritti a tutto il 2021 ai quali si aggiungerà uno striminzito manipolo di nuovi soci che, secondo una stima per eccesso, potrebbe far lievitare a circa 250 il numero degli elettori aventi diritto al voto. Una vera e propria debacle, sotto l’aspetto numerico, quella della locale sezione Piddina, un chiaro segnale di un progressivo distanziamento dal territorio da un partito che paga pesantemente l’assenza di un serio confronto sulle problematiche cittadine. Intanto, molto articolato appare lo schieramento delle variegate anime che vivono questa complessa e problematica vicenda congressuale. Infatti, lo storico gruppo del governatore De Luca, costituito da Nello Cuomo, Mariella Verdoliva, Dello Ioio (al quadrato) e altri, ha già scelto di appoggiare, in coerenza con le scelte di Don Vincenzo, la mozione di Bonacina, mentre il segretario Peppe Giordano (neo assunto al comune stabiese) ha scelto di appoggiare, in sinergia con il redivivo Nicola Corrado e con il segretario metropolitano Saraceno, la mozione della candidata Schein. Una candidata che sembra orientata a riprendersi la leadership di sinistra dello scacchiere politico del paese, tanto nel chiaro tentativo di scipparla dalle grinfie dei grillini. A rappresentare la Schlein a Castellammare, e nella provincia di Napoli, è stato designato, così come accadde nella passata stagione congressuale con Zingaretti, l’ex-liberal Nicola Corrado che, attraverso questa scelta ha intrapreso un percorso molto diverso dalla testimonianza resa sul campo, almeno fino a qualche anno fa, di apertura e dialogo con le civiche centriste o di matrice cattolica che ne avevano caratterizzato la sua incisiva, quanto fortunata, azione politica. Questo repentino cambiamento è probabilmente legato alla necessità di evitare la collocazione dei pentastellati in un segmento elettorale da sempre appannaggio del vecchio PCI, PDS e PD primo periodo, anche perché, sarebbe appena il caso di ricordarlo, il PD alle ultime comunali del 2018 ha conseguito appena 2.600 voti, di cui circa 1.100 voti di preferenza conseguiti dall’ex consigliere comunale Francesco Iovino, a tutt’oggi sospeso dai locali dirigenti Dem. Nel frattempo, ancora fuori dalla mischia sembrerebbe essere collocato il gruppo che fa riferimento al presidente Roberto Elefante che, secondo radio Corso, avrebbe convocato un incontro con la propria componente proprio in questi giorni per decidere, ove lo dovessero ritenere utile e strategico per la loro componente, quale delle mozioni in competizione scegliere e sostenere. Insomma un congresso elaborato e celebrato nelle stanze del “potere romano”, calato nelle periferie attraverso gli accordi tra i capibastone correntizi che, afflitti dalla prosopopea “deluchiana”, si dichiarano pronti, in questa fase, a regolare i conti usando gli storici pacchetti delle tessere, nelle salde mani dei loro valvassini locali, come strumento fondamentale e pratico per continuare ad esercitare il potere secondo il consolidato e noto “Sistema PD”.

In realtà, a Castellammare accade che nei DEM si stanno politicamente “uccidendo” al solo fine di riconquistare le adesioni e le simpatie dei “sinistroidi borghesi stabiesi” che, d’altro canto, stanno guardando con attenzione, sempre più crescente, al partito di Azione ed Italia Viva, tanto nella speranza di poter creare una gestione da affidare ad un triunvirato, ad imitazione di quello stipulato circa duemila anni orsono tra Cesare, Crasso e Pompeo, avente quale obiettivo quello di poter ricostruire quel partito distrutto dagli stessi veterani dem stabiesi che sono avvezzi, e negli anni lo hanno dimostrato in quanto maestri nel genere, a guardare nelle case altrui ed a confezionare accordi miranti unicamente a seminare discredito nelle famiglie dei loro nemici, piuttosto che  svolgere il ruolo di avversario politico così come dovrebbe accadere in un vero e compiuto sistema democratico……, ma in questo PD stabiese, almeno ad oggi, si vive così, e chest’è!

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