(Red) – Secondo quanto apprendiamo, da una fonte molto affidabile, l’operazione intentata dalla “Polgre 2000” sarebbe partita da molto lontano, ossia già dal 2007 con una precisa pianificazione da parte dell’imprenditore interessato che, al fine di realizzare circa 60.000 metri cubi in eccedenza ai circa 100.000 metri cubi previsti nella bozza di progetto iniziale, avrebbe richiesto al comune stabiese la riduzione delle distanze cimiteriali da 200 mt a 100 mt, ottenendo di fatto questo provvedimento che, travestito da un mero atto politico, fu votato in un tormentato Consiglio Comunale di fine consiliatura, e precisamente nel secondo semestre del 2009. Tanto è quanto emergerebbe dall’intercettazione telefonica, captata dalla magistratura, tra l’architetto Antonio Elefante dello studio Saec srl Sorrento Architectural  e Adolfo Greco, evidenziando la volontà degli attori di utilizzare, quale strumento strategico per il conseguimento dell’obbiettivo prefissato, l’assenza nei faldoni dell’ufficio tecnico dei rilievi aerofotogrammetrici dell’area interessata in relazione agli anni 59-64, poiché questa carenza documentale attestava  di fatto che le conoscenze dell’ufficio tecnico risultavano ancorate ad una cartografia precedente datata anno 1956. Pertanto, sfruttando la “vacatio conoscitiva” dell’ufficio, l’esibizione di una cartografia aggiornata e rispondente ad una situazione molto diversa, rispetto a quella del 56, poneva la parte interessata in condizioni di vantaggio rispetto ai tecnici comunali che, messi alle strette, avrebbero dovuto approvare in via definitiva “questo madonna di progetto” (testuale espressione di Elefante) al fine di evitare l’inserimento nel verbale della conferenza dei servizi un diniego di fatto al “via libera” del progetto, sottraendosi in tal modo ad eventuali responsabilità di carattere economico, che avrebbero potuto ricadere sui tecnici, in relazione ad una paventata  azione risarcitoria per danni procurati che, sicuramente, l’imprenditore ed il tecnico avrebbero pensato di attivare in caso di un formale diniego. Il disegno che salterebbe fuori, da questa lunga chiacchierata telefonica, ci fa capire quanto risultasse importante e fondamentale per l’imprenditore affinché, l’ufficio tecnico comunale chiedesse loro di realizzare le aree pubbliche attrezzate, non prima però di aver autorizzato l’impresa alla edificazione di “nuove costruzioni” in prossimità del confine cimiteriale sempreché, il Consiglio Comunale, avesse derogato alla distanza. A questo punto mi sembra abbastanza chiaro, se non lapalissiano, che tutta la pianificazione “dell’operazione Cirio” sia partita proprio negli anni intorno al 2007. Per cui, sarebbe opportuno spiegare la verità ai cittadini stabiesi, e cioè che il problema del “Caso Cirio” non è nato dopo la decisione del Commissario ad Acta, perché quella concessione è legittima alla luce del percorso amministrativo compiuto, ma il problema sta a monte, cioè a come ci si è arrivati ed il percorso scelto per arrivarci. A questo punto nasce spontanea la domanda: “Ma chi caldeggiò per il dimezzamento delle distanze cimiteriali, da 200 mt a 100 mt, in nome del pubblico interesse? Ah, saperlo! Questo è il problema!    

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