(Carcar) – Correva l’anno 2015 quando il dott. Sequino, curatore fallimentare della fallita S-p-A-Terme di Stabia, nella giornata del 22 luglio provvedeva a sottoscrivere ed a recapitare ai lavoratori della società una fredda e raccapricciante lettera, rigorosamente raccomandata, di licenziamento. Una lettera che scriveva la parola fine in calce a tutte le speranze dei lavoratori, circa cento famiglie, che nel frattempo avevano implorato, sperato e supplicato, l’allora sindaco Piddino Cuomo ad esperire tutti i tentativi possibili al fine di evitare la “distruzione” della più importante azienda termale del mezzogiorno oltre che attentare al “valore lavoro” in una città con il tasso di disoccupazione più alto dell’intero comprensorio, precisando che tanto accadeva comunque in una città a forte connotazione mafiogena. I lavoratori, acclarata la precisa volontà politica emersa dalle scelte dell’amministrazione democrat, non si persero d’animo e, organizzandosi senza alcun supporto dei sindacati, si rivolsero ad un noto studio legale napoletano nel tentativo di salvaguardare i propri diritti violati e stuprati da chi ha scelto di “Ammazzare il Termalismo stabiese” e di affossare un’azienda che produceva un fatturato di circa 7 milioni di euro annui e un indotto pari a circa 15 milioni di euro. Un percorso durato ben 7 lunghi anni, attraverso ben tre gradi di giudizio, durante i quali sono state esaminate, sciorinate e discusse, tutte le argomentazioni e le ragioni delle parti in campo fino ad arrivare, è storia di questi giorni, alla definitiva sentenza della Cassazione che stabilisce, in punta di diritto, che quei lavoratori non potevano, e non dovevano, essere licenziati. Nel corso di questi anni tante proposte sono state avanzate affinché si addivenisse ad un accordo che, evitando un gravissimo bagno di sangue, potesse trovare l’equilibrio tra le parti attraverso una responsabile transazione, ma nulla di tutto ciò è stato possibile realizzare, considerato l’accanimento cronico del Csx locale contrario ed avverso ad ogni tipo di accordo con i lavoratori che pure avevano dato la propria disponibilità a trattare. A spingere l’Amministrazione Cimmino ad aprire un tavolo di confronto anche l’ex termale, ed ex-consigliera comunale, De Simone che, supportata dal proprio gruppo consiliare, esperì vari tentativi affinché si avviasse l’apertura di un dialogo sereno e costruttivo per trovare una soluzione condivisa nell’interesse dei lavoratori e della città, ma purtroppo il feroce ed aggressivo atteggiamento delle opposizioni contribuì all’insabbiamento della trattativa.

Alla notizia della pubblicazione della sentenza della Cassazione l’ex Sindaco Cimmino ha  così commentato: “La sentenza della Cassazione ieri ha restituito dignità a decine di lavoratori termali che avevano subito una terribile ingiustizia, vedendosi sottratta un’occupazione stabile e la possibilità di dare sostentamento alle proprie famiglie e ai propri figli. Quei lavoratori non si sono mai arresi, si sono rimboccati subito le maniche, hanno combattuto per tutelare i propri diritti, si sono visti sbattere le porte in faccia cinque anni fa in consiglio comunale e ora finalmente possono rivendicare le loro ragioni davanti a tutta la comunità stabiese. Adesso è il momento di stare al fianco di queste persone che per troppi anni hanno sofferto e che meritano di vedersi riconosciuta la dignità per troppi anni sottratta e calpestata”.

La scelta del Piddino Cuomo prima, con le posizioni assunte dall’ex amministratore Biagio Vanacore, in sinergia con le scelte operate dall’amministrazione Pannullo-Di Martino, hanno determinato la conclusione di un percorso che, intrapreso dai lavoratori a tutela e salvaguardia dei propri diritti, ha trasformato questa vicenda in un vero e proprio “bagno di sangue” a danno dei cittadini e della città di Castellammare di Stabia. Una responsabilità politica e amministrativa che è interamente da addebitare alla modalità becera ed incompetente del Centrosinistra stabiese, una sentenza che sicuramente sarà oggetto di indagine non solo della magistratura oplontina ma anche, e soprattutto, della Procura Generale della Corte dei Conti. Eppure lo avevamo annunciato!

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