Quinta Parte (Vercingetorige) – Il gran polverone di polemiche sollevato, dopo la precoce caduta di Pannullo, portò con i suoi strascichi politici ad una profonda quanto insanabile rottura, l’ennesima, tra le varie componenti del centro-sinistra stabiese. La gran confusione ingenerata dalle incongruenti e dissimili  dichiarazioni di guerra dell’ex sindaco sfiduciato sconvolsero, roba da non credere, proprio la sua parte politica di appartenenza. Il suo ex “uomo di fiducia”, oltre che ex-vice sindaco Di Martino, fu il primo a prenderne le distanze anche in fase pre-elettorale, lo stesso fecero i piddini, i deluchiani e la sinistra oltranzista. Il centrosinistra ufficiale si presentò ai nastri di partenza della campagna elettorale, quella del 2018, con un candidato preso in prestito dal centrodestra, Massimo De Angelis, mentre la coalizione civica dell’ex vice sindaco pannulliano Di Martino, volenteroso di dimostrare la sua forza politica indipendente dagli schemi dei partiti, presentò la propria candidatura forte dell’appoggio di tutti i soggetti politici della “ex maggioranza che aveva sfiduciato Pannullo”, operazione conclusa con il supporto e l’ausilio della lista di Nicola Cuomo disposto a prendersi finalmente l’agognata rivincita. La “sinistra” presentò Tonino Scala candidato sindaco, un ritorno alla politica locale dopo anni di pausa vanamente trascorsi alla ricerca dell’araba fenice. A questa competizione elettorale parteciparono infine, il movimento 5 stelle, con una formazione divisa tra stellati convinti e stellati critici dei convinti, ed il centrodestra di Gaetano Cimmino, che in realtà altro non era che “il copia e incolla” della stessa, identica, coalizione presentata nel 2016 ma nell’occasione, indubitabilmente, caratterizzata dalla speranza concreta di poter conseguire la vittoria grazie alla “profonda divisione interna delle altre coalizioni politiche”. Ed infatti, furono proprio i 10.000 voti conseguiti dalla coalizione di Cimmino nella consultazione del 2016, ampiamente confermati il 10 giugno 2018, a diventare determinanti per la storica vittoria alle comunali del 24 giugno 2018. A seguito di questo inatteso ed inaspettato risultato emerso dalle urne stabiesi, accadde che il Csx indigeno, assumendo un atteggiamento tipico della propria cultura distruttiva e disfattista (quella che quando vince si accapiglia con i propri sodali per la gestione del potere e la relativa spartizione dei vantaggi mentre, quando perde, si scaglia compatto contro l’altra parte politica) inaugurò una ferrea e poderosa campagna denigratoria di improperi ed ingiurie, al limite della diffamazione, precorrendo quella che poi diventerà una brutta pagina di cronaca scritta alcuni mesi dopo, con diverse inchieste giudiziarie partite dal 2012, culminate poi con la triste e squallida vicenda dello scioglimento. Circostanze innegabilmente scollegate tra loro, nonostante la grande volontà e il “becero abbozzo” di voler mettere il tutto in correlazione ma, per fortuna dei destinatari “dell’infame disegno”, senza alcun genere di un misero straccio di riscontro oggettivo. A questo ben congegnato ed articolato scenario, bisogna sommare poi le fumose e “fantasiose ombre” sollevate dall’ex candidato sindaco Di Martino che, proprio nel momento più caldo del periodo elettorale, introdusse al centro della scena elementi caliginosi allo scopo forse di ammantare le famose vicissitudini di una “presunta compravendita di voti”  che avrebbe visto coinvolto un suo candidato di punta, accaduta il 10 giugno 2018 nella sezione 44 del Cicerone, dove un genitore con figlia furono beccati in flagrante proprio mentre scattavano foto alle schede appena votate. Tanto è vero che i protagonisti di questa vicenda furono identificati e denunciati, dopo essere stati condotti al locale Commissariato di P.S., all’autorità giudiziaria oplontina. Invero, un risultato che lo vide soccombere dall’esito dei voti usciti dalle urne, un fumus sollevato quindi senza alcun tipo di riscontro salvo poi venire a conoscenza, per sua stessa ammissione, che la criminalità Stabiese a pochi giorni dal ballottaggio avrebbe provato anche a trattare per vendergli un consistente pacchetto di voti, voti sicuramente fino a quel momento liberi da impegni. D’altronde, attraverso l’attento ascolto di “Radio Marciapiede”, corre voce che, su questa vicenda, i fatti si siano svolti in una maniera molto diversa ed articolata, e pertanto restiamo in attesa delle giuste determinazioni della Procura che, dal 2010 al 2015, avendo investigato su Cerbero, potrebbe tirare fuori più di qualche classico coniglio dal cappello proprio in relazione ai “presunti” rapporti tra politica e malaffare esistenti sul territorio stabiese. E poi? Tanto altro ancora, basterà attendere con pazienza. Noi, come anticipato, non commenteremo le indagini e le inchieste giudiziarie avviate della Magistratura; vogliamo evitare di commettere lo stesso errore di coloro che hanno provato a farlo, facendolo pure male, senza una logica e soprattutto mentendo sapendo bene di mentire, e se per gioco realizzassimo un semplice esercizio di riscontro, troveremmo tutte risposte, nell’accezione negativa evidentemente, in ogni singola dichiarazione da costoro sottoscritta.

Ad ogni buon fine, ritornando in “casa Cirio”, il piano di trasformazione, benché in parte già accantonato dalla proprietà per i motivi già ampiamente indicati negli articoli precedenti, subì una definitiva frenata sulla scia delle note vicende giudiziarie spuntate nei primi giorni di quel famoso dicembre 2018; vicende che coinvolsero per la prima volta un socio della proprietà fino a quando, successivamente, si apri una nuova fase di inchiesta, stavolta senza alcun rilievo in ambito DDA, per rapporti tra politica, tecnici e soci durante il percorso di approvazione dell’iter amministrativo terminato  nell’anno 2016. Anche in questo caso, senza voler interferire con il lavoro delle parti in causa (Procure, Avvocati e Tribunali) ci limiteremo semplicemente a sottolineare il rapporto intercorso tra la società con l’amministrazione comunale in carica. La stessa amministrazione, in un momento in cui tutto serviva per innescare e sollevare polemiche da parte degli oppositori, dopo aver fatto analizzare l’eventuale ipotesi di annullamento del permesso a costruire sulla questione procedurale, senza rilevare alcun elemento probatorio, esaminò la questione dei termini di decadenza del titolo al tempo non ancora ritirato e, avendo riscontrato il superamento dei termini anzidetti, provvide ad avviare la procedura di annullamento del progetto approvato. La stessa società interessata, nel ricevere l’avviso senza contestarne il merito, forse anche per il venir meno dell’interesse per motivi a noi ignoti, accettò silente la decadenza. A questo punto, tramontato definitivamente il progetto presentato nell’ambito del piano casa, si aprì la fase della predisposizione del Puc dove i consulenti esterni, incaricati dall’amministrazione Cimmino, riprendendo in parte il piano elaborato (ma guarda un po’) dall’Amministrazione Vozza nel 2009 su quell’area e sulle altre ricadenti nella stessa zona della città, pensarono bene di includere la possibilità di insediamento di circa 200 unità abitative. Per i motivi purtroppo ben noti quasi a tutti gli stabiesi, ma per noi ancora di difficile comprensione, l’amministrazione Cimmino venne sciolta il 24 febbraio 2022 per “presunte infiltrazioni camorristiche”. A marzo l’ arrivo dei commissari che, avendo preso visione delle varie osservazioni tra cui quella della società proprietaria della Cirio, si mostrano disponibili a rivedere il Puc, sull’area interessata, e a modificarne la destinazione urbanistica che, da residenziale dovrebbe essere trasformata in area destinata allo sviluppo turistico ricettivo che guardacaso diventa il “cavallo di battaglia” delle ex-forze di opposizione dell’amministrazione sciolta. Il resto? All’ultima puntata! Fine V Parte (Continua……)

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