(Red) – Seggi aperti in città, infatti da poche ore si vota a Castellammare sulla proposta referendaria che vedrà consegnare, dagli addetti ai seggi, ben 5 schede di colore diverso agli elettori affinché possano esprimere la propria opinione in relazione ad altrettanti quesiti che, secondo il comitato promotore dovrebbero servire, nel caso di un’affermazione dei SI, a cambiare finalmente il corso di una giustizia che, in questo particolare momento storico, non sembra godere della piena fiducia degli italiani proprio a seguito delle note traversie in cui si è ritrovata invischiata in questi ultimi anni. Suona strano in questa città, da sempre al centro dell’attenzione della politica nazionale, andare a votare in un momento così particolare per la cattiva sorte, oltre la vigorosa, potente e strumentale azione politica svolta da alcuni rappresentanti delle opposizioni, di ritrovarsi con un Consiglio Comunale eletto nel ballottaggio del 24 giugno 2018 e sciolto per presunte infiltrazioni camorristiche che, secondo la relazione redatta dalla Commissione d’Inchiesta inviata dall’ex Prefetto Palomba il 19 maggio 2021, sarebbero emerse nel corso della loro “approfondita” indagine conclusasi, dopo ben 180 giorni di lavoro, alla fine di Novembre dello stesso anno. Suona strano per la città, e di conseguenza per i cittadini stabiesi elettori, andare alle urne in un preciso momento laddove vige di fatto una sorta di “Democrazia Sospesa” quale diretta conseguenza di uno scioglimento che, per il prosieguo, peserà sicuramente non poco sul futuro di questa comunità. Il triste dato che Castellammare fosse una città ad alta densità camorristica era noto da tempo a molti, poiché sarebbe bastato dare un’occhiata agli avvenimenti che si sono susseguiti dal 1980 ad oggi per immaginare uno scenario non sicuramente incoraggiante sotto questo profilo. L’alto numero di consorterie presenti sul territorio è un termometro di innegabile riscontro che – sommato ad un considerevole numero di pregiudicati con condanne sancite in sentenze passate in giudicato (18.000 circa su 66.000 abitanti circa) – rappresenta indubbiamente una percentuale altissima. Si stima che sia il 25% circa della popolazione che, rapportata alla densità abitativa in termini di nuclei familiari, sarebbero circa 24.500 famiglie. Ma gli organi deputati al controllo del territorio si sono mai chiesti se, ed in che modo, si possa porre argine a un tal fenomeno in una città dove ben due rappresentanti eletti dal popolo sono stati ferocemente assassinati dalle consorterie che sembrano governare indisturbate la nostra città? E non scopriamo l’acqua calda se, purtroppo, siamo costretti a ricordare queste sanguinose ed efferate vicende,  il brutale assassinio di due consiglieri comunali di Csx di cui, per il primo, affiorarono le motivazioni del sanguinoso delitto mentre, da circa 30 anni, non sono stati mai individuati né gli esecutori materiali né i mandanti; intanto, per quanto attiene il secondo caso, bisogna sottolineare che furono individuati gli esecutori, quasi in tempo reale, ma non sono mai emersi i veri motivi che ne determinarono l’efferata e drammatica esecuzione. La redazione della nostra testata in questa giornata di particolare importanza, tiene a sottolineare un ulteriore aspetto che riguarda proprio la relazione prefettizia, sottolineando che a differenza di quanto raccontato da altri giornali, ha avuto modo di attingere notizie solo attraverso una relazione, debitamente omissata e composta da 52 pagine, pubblicata sulla G.U. 59 dell’11 marzo 2022, risultando, in questa nefasta occasione, il fanalino di coda dell’informazione stabiese. Siamo stati costretti a lavorare solo attraverso le divulgazioni di una “stampa democratica e informata” che, tra l’altro, non si è lasciata sfuggire l’occasione per infangare l’ex Sindaco e gli ex Consiglieri di maggioranza riportando, tanto secondo quanto raccontavano in giro e attraverso la pubblicazione di articoli pregni di particolari inediti e fantasiose ricostruzioni, fatti e relazioni parentali ricadenti in capo solo ed esclusivamente a costoro, adducendo la motivazione che tali notizie risultavano essere state desunte attraverso la lettura di una relazione “non omissata” e composta da ben 152 pagine che, a loro avviso, era ormai nella piena e completa disponibilità di tutti, politici e giornalisti della città. A questo punto è opportuno aggiungere che, nel prendere atto ormai che i nomi di tutti erano sulla bocca di tutta la città, la conclusione logica è quella che si erano create le condizioni di poter leggere questa relazione “in chiaro” anche nelle barberie cittadine! Altro che “riservatezza e Segreto di Stato”. Inoltre, fatto ancora più inquietante, ci sono i nomi di tre ex consiglieri comunali di opposizione che, nonostante le verificate e conclamate parentele scomode, e sebbene fossero stati oggetto di riscontri positivi in ordine alle cosiddette “parentele scomode” su accertamenti disposti ed eseguiti dalla locale P.G., non risulterebbero essere stati inseriti nella relazione dei commissari inquirenti, ossia in quella relazione che fu inviata nel dicembre scorso al Prefetto Palomba e prodroma alla decisione di proporre lo scioglimento. Una semplice dimenticanza? Chi non opera non sbaglia, può sicuramente capitare, ma resta il fatto che questi “signori politici” hanno perseverato nello “sputare sentenze e giudizi fuori luogo” sulle parentele degli altri, nonostante si ritrovassero con lo stesso scheletro nell’armadio di casa.

I parenti non si scelgono, quelli li manda il Signore, esclamò qualcuno circa 30 anni orsono, ma gli amici si. In quale contesto questa dimenticanza crea una diversità di giudizi e di atteggiamenti tra i Consiglieri Comunali di maggioranza e quelli di opposizione? Ma è chiaro che, al netto dell’effetto negativo prodotto dagli articoli di stampa sulla pubblica opinione, la ricaduta più grave che questi “integerrimi personaggi” sono riusciti ad evitare, è costituita dalla conseguente comparizione nell’elenco della proposta di incandidabilità, avanzata dall’Avvocatura dello Stato, per tutti coloro che sono stati additati e citati in quella sorta di “lista di proscrizione” invitati a presentarsi in udienza, per il 5 luglio p.v., davanti alla I sezione della Camera di Consiglio presso il Tribunale di Torre Annunziata. E vi sembra poco?  

Ancora più bizzarro appare la mancata citazione, nella relazione redatta dagli inquirenti, del caso che emerse nella sezione 44 di via Cicerone, un caso che evidentemente sembra sia anch’esso sfuggito all’attenzione dei commissari e che, in quei giorni, fece molto scalpore constatato che un signore, in compagnia della figlia, furono beccati a fotografare le schede appena votate in cabina e che, una volta condotti in questura al fine di effettuare il  controllo dei telefoni ed essere sottoposti a interrogatorio, candidamente ammisero la loro colpa dichiarando che avrebbero ricevuto del denaro, in cambio del voto di preferenza sia per il candidato sindaco che per due candidati consiglieri, previa esibizione delle foto scattate alle schede votate. Un caso sul quale è sceso non solo il silenzio giudiziario, ma anche quello di una stampa accondiscendente e debole con i forti, mentre in barba al Segreto di Stato, apposto dal Governo e pedissequamente osservato dalla Prefettura, questa stampa servile riesce finanche a sfuggire, almeno fino ad oggi, alla persecuzione giudiziaria in virtù della consumazione di un reato molto grave violando palesemente quanto contemplato e previsto dall’art. 261 del nostro Codice Penale. Ma v’è di più! La relazione e il decreto di scioglimento, a questo punto, può risultare attendibile? Ma è altresì valida e probante? Del resto questo è compito della magistratura nella quale, la nostra testata, ripone ampia ed incondizionata fiducia. Ah, saperlo!               

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