(di CarCar) – Un contenzioso multimilionario, pari a circa 12,5 milioni di euro, conseguenza delle perdite di esercizio della defunta ex Terme di Stabia S.p.A. rappresenta la materia del contendere, presso la Terza Sezione Civile del Tribunale di Napoli, e precisamente presso la Sezione Specializzata in Materia D’Impresa. Questo contenzioso nasce dall’esigenza del curatore fallimentare, dott. Biagio Sequino a seguito del dichiarato fallimento della partecipata, con il chiaro intento di colpire le responsabilità amministrative e politiche che avrebbero determinato una voragine di debiti imputabili, sempre secondo il parere della curatela, alla mala gestio degli amministratori succedutisi, a presunti controlli annacquati degli organismi di controllo(collegio sindacale Terme e Sint nella qualità di socio maggioritario) ed al mancato esercizio del controllo analogo di stretta competenza dell’amministrazione comunale. Un procedimento attivato ormai da anni che, dopo una serie di lunghe udienze dibattimentali, ha indotto il Giudice istruttore quale esaminatore degli atti ed in considerazione degli interessi effettivi alla base del giudizio, nel valutare le emergenze processuali e tenendo in debito conto la sorte incerta del giudizio, e prima di sciogliere le istanze istruttorie a suggerire a tutte le parti in causa di valutare, in maniera seria e responsabile, la eventuale definizione transattiva della stessa controversia, al fine di evitare un probabile e “sanguinario” epilogo che potrebbe, in ogni caso, determinare pesantissime ripercussioni economiche nel caso del pronunciamento di una sentenza. La somma che, il Giudice istruttore dott. Adriano Del Bene, avrebbe fissato quale cifra da corrispondere in pagamento alla controparte, ossia alla curatela fallimentare di Terme di Stabia, si aggirerebbe intorno a 1.250.000,00 da corrispondere a cura dei convenuti( Iovieno Salvatore, Catellino Dello Ioio, Massimo Cajati, Umberto Caccioppoli, Francesco Paolo Ventriglia, Gaetano Palumbo, Maria Schettino, Loredana Massera, Mario Marasca, Carlo Trevisan, Francesco Circiello, Sint e Comune di Castellammare) in quote equamente ripartite che ammonterebbero a circa 96.000,00 euro pro-capite, ammesso che questo suggerimento venga recepito e condiviso tra tutte le parti interessate. Questo è il dato che emerge oggi alla luce della missiva del 21 giugno scorso recapitata a tutti i convenuti in giudizio, ma una domanda sorge spontanea in considerazione della cifra che, non a caso, il Giudice istruttore ha individuato e che rappresenta appena il 10% dell’importo di cui all’azione di responsabilità intentata, dal comune di Castellammare di Stabia, nei confronti degli ex amministratori della fallita società Terme di Stabia e reiterata dal procedimento acceso immediatamente dopo dalla curatela fallimentare, il tutto in un cinico gioco fatto di citazioni e riconvenzionali reciproche. L’impressione è che questo Giudice, molto esperto e preparato, abbia seguito, letto e studiato molto bene il voluminoso fascicolo degli atti e che, nel paterno tentativo di dirimere una complicatissima vicenda, abbia optato per questo suggerimento al fine di valutare, con molta attenzione, il comportamento dei convenuti davanti ad una responsabilità comunque solidale. Quante responsabilità attengono la politica, l’amministrazione comunale, rispetto al mancato ripiano delle perdite di esercizio che annualmente si aggiravano sistematicamente intorno a circa 2,5 milioni di euro annui, con costi di esercizio altissimi e che davanti ad un fatturato annuo attestato su 6,5 milioni di euro si ritrovava, a fine esercizio, con una voce di spesa per il solo personale pari a circa 5,5 milioni di euro? Un esempio esemplificativo che rende bene l’idea di come funzionassero le cose in un’azienda gestita secondo esasperate esigenze politiche che, per decenni, hanno trasformato le Terme in un “postificio” a carico della cittadinanza stabiese. Un tentativo che accenderà, sicuramente, un approfondimento necessario tra le forze politiche della maggioranza che, come sempre, è destinata a dover elaborare una proposta equa ed equilibrata mirata a dover cavare le castagne dal fuoco di una situazione ereditata, come tante altre, dalla storica inettitudine, ed incapacità cronica, del centrosinistra stabiese a gestire la cosa pubblica a tutela del bene comune.

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