(Red) – Un consiglio comunale convocato ad hoc sulla questione Sint e per votare un provvedimento importantissimo che, attinente alla vicenda del mutuo Mps contratto dalla partecipata nel 2006, prevedeva una variazione di bilancio per garanzia Sint in liquidazione. Autorizzazione al pagamento della seconda e ultima rata come da accordo transattivo con Mps in virtù della lettera di Patronage inviata dal comune stabiese a presentazione e garanzia per agevolare la concessione del mutuo. Una serie di interventi spigolosi, mirati alla spasmodica ricerca di una visibilità politica finalizzata esclusivamente a strumentalizzare qualche termale (inutile servo della nomenKlatura sinistrorsa) che, tanto per non perdere l’abitudine e sul modello dei “radical-chic” paesani, dopo qualche oretta di cabaret di bassa lega ha pensato bene di abbandonare la scena visto che era giunta la classica “ora della Tiana”, o forse perché sentiva il bisogno di correre a relazionare alla corte del re “Longobardo” molto più noto nell’ambiente con l’appellativo di “Prutusine ogni menest”. Una caciara messa in scena dall’opposizione che in circa 25 anni non è mai riuscita a governare Sint, e di conseguenza Terme di Stabia, in maniera oculata ed equilibrata, esponendo prima al fallimento la controllata Terme con manovre degne della peggior “pirateria finanziaria” in ottemperanza alle disposizioni tecniche di tal Mario Marasca, indiscusso principe della “Finanza Creativa” stabiese. Tutto questo in sinergia con temerari politici che, pur di incentivare il proprio bacino di clientele politiche, riuscivano ad inventarsi finanche “passaggi di padre in figlio” trasformando Terme Stabiane prima, e Terme di Stabia poi, in uno dei “postifici” più noti del comprensorio stabiese. Questo sistema poteva andare bene fino al 1997, ossia fino a quando era l’Ex Eagat(lo stato) a ripianare le perdite di esercizio in misura delle quote societarie possedute, con il restante 49% a carico dei cittadini stabiesi, ma a decorrere da quell’anno l’artifizio del centrosinistra stabiese è caduto interamente sulle spalle dei cittadini stabiesi tutti creando, in tal modo, pesanti ripercussioni sulle finanze comunali. L’atteggiamento delle opposizioni, nel consiglio comunale di oggi, è servito solo per capire che la messa in campo di questioni di lana caprina rappresentava solo un pretesto per abbandonare l’aula e evitare, così come è accaduto in realtà, di votare il provvedimento della variazione di bilancio che risultava essere la loro figlia naturale partorita nella deliberazione 88 del 27 novembre 2017 quando, dopo una serie di peripezie, riuscirono a portare in aula il cosiddetto piano Salvasint che, caso strano, non registrò in aula la presenza di nessun dipendente termale. Una coincidenza? Forse, ma se la memoria non ci inganna nessuna salvaguardia risultava tutelare gli ex termali, e preso atto che nemmeno l’Apu, che pure avevano loro stessi indicato all’ex sindaco, è riuscita a realizzarsi per incapacità manifesta dell’AU Vanacore, parafrasando la pubblicità di un noto liquore possiamo flemmaticamente affermare che nel comportamento dei termali in questa vicenda che: “Di storto c’è solo l’etichetta”.

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