(Red) “Sul centro antico pende la mannaia del rischio idrogeologico. Bisogna sbrigarsi ad intervenire prima che accada una tragedia”. Così Gaetano Cimmino, candidato sindaco del centrodestra alle elezioni amministrative del 10 giugno.

“Gli incendi che hanno messo in ginocchio il Monte Faito durante la scorsa estate hanno accentuato un problema che da decenni attanaglia il nostro territorio. – prosegue Cimmino – L’assenza di vegetazione e l’impermeabilizzazione dei terreni, a causa della coltre di cenere che ha rimpiazzato gli strati superficiali, impediscono all’acqua piovana di trovare barriere nella discesa lungo il pendio della montagna. Le colate di detriti e fango che i residenti del centro antico subiscono ad ogni pioggia sono soltanto un’avvisaglia di quello che potrebbe accadere in caso di frane. Non possiamo esporre il centro antico ad un rischio così elevato.

E pensare che i 10,7 milioni previsti dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe) per gli interventi mirati a porre rimedio al dissesto idrogeologico sono tornati indietro e poi sono stati recuperati e conservati presso il ministero dell’Ambiente, ma per rientrare nella disponibilità del Comune occorre prima realizzare il progetto esecutivo. – sostiene Cimmino – Un progetto per il quale ci raccontano che siano necessari 300mila euro, inclusi anche nello schema di bilancio di previsione 2018. Altra bufala. Il progetto esiste già e andrebbe soltanto rifinito, ma la lentezza dell’apparato burocratico e la confusione amministrativa di chi ha governato di recente la città hanno prodotto rinvii su rinvii.Rafforzeremo la collaborazione con l’Ente Parco dei Monti Lattari, fin troppo mortificato in questi anni, per progettare ed intervenire in maniera congiunta.

Occorre agire rapidamente, – continua Cimmino – dando seguito all’opportunità di essere il soggetto attuatore degli interventi da compiere sul Faito o, in alternativa, cooperare con la Regione Campania affinché quest’ultima si assuma l’incarico, qualora fosse nelle condizioni di far partire più rapidamente il cantiere, dopo aver completato carotaggi, analisi e prelievi. In fondo, quando c’è in ballo il destino di migliaia di cittadini, non contano le stelle sul petto ma il raggiungimento degli obiettivi.

Ma il dissesto idrogeologico si manifesta anche in altre forme. Basti pensare al lungomare sommerso dalla melma a marzo. Una vicenda salita anche alla ribalta delle cronache nazionali. – conclude Cimmino – L’area del troppopieno era completamente intasata dalla sabbia e dai rifiuti, ragion per cui l’acqua, incontrando un blocco, è tornata indietro ed è uscita dai tombini. In genere, quando arriva un flusso importante d’acqua e non c’è modo di arrivare fino al depuratore, scatta il momento d’emergenza con lo scarico a mare, che però non si è materializzato a causa dell’ostruzione. Faremo sentire la nostra voce in Regione affinché intervenga per ampliare le condotte e per fare in modo che lo scarico a mare avvenga lontano dal litorale. Castellammare non può permettersi ancora altri danni di immagine”.

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