(Red) – Una storia, che assume una connotazione paradossale, è quella che si sta scrivendo all’ombra del monte Pendolo in occasione di una tornata elettorale, per le elezioni comunali, che coinvolge l’elettorato di una cittadina molto importante quanto strategica negli equilibri politici dei comuni dell’area metropolitana di Napoli. Una consultazione elettorale che per la prima volta, nella sua gloriosa storia politica, è costretta a registrare la totale assenza dei partiti, tanto almeno in forma ufficiale, in un confronto che vede in campo soltanto tre candidati sindaco. L’unico partito che ha avuto l’ardire e il coraggio di metterci il simbolo, e la faccia, è stato solo quello dei Verdi di Borrelli, mentre tutti gli altri partiti hanno preferito lasciare i simboli nei cassetti delle segreterie provinciali che, nel caso di specie, sono le naturali custodi del logo e pertanto le uniche deputate a concederlo in uso, attraverso il segretario, ai rappresentanti indigeni dei rispettivi partiti. Ma per quale motivo nessun partito è sceso in campo in questa anomala consultazione elettorale? Tanto non è dato conoscere ma, nei primi giorni di agosto, sembravano tutti felici e contenti a cominciare da Paolo Cimmino che, in compagnia di tutti i leader politici  locali, rilasciava dichiarazioni, foto di rito e comunicati stampa a gogò sfociati, per incanto ed in men che non si dica, in bacchette con la pala e veti incrociati contenenti gravi, nonché pesanti, atteggiamenti pregiudiziali sulla trasparenza personale e politica di alcuni papabili candidati. Un verminaio mai visto nella storia politica gragnanese alimentato, ambiguamente, per avviare un primo processo di scrematura al fine di eliminare dalla competizione candidati ritenuti temibili sotto l’aspetto elettorale. Veleni sfusi e a pacchetti che hanno determinato un clima conflittuale tra i partiti, e all’interno degli stessi partiti, quando a sollevare questo problema sembra siano stati alcuni aderenti grillini locali che, non avendo digerito l’accordo chiuso dal consigliere regionale Cirillo con Paolo Cimmino, avrebbero coinvolto direttamente gli organi nazionali di partito che a quanto pare avrebbero, con immediatezza, provveduto a stoppare un impossibile “incesto” politico-elettorale inaccettabile dagli attivisti locali. Sulla stessa lunghezza d’onda si è poi sintonizzato il PD metropolitano di Napoli che con la decisa, quanto coraggiosa, uscita di Saraceno ha negato l’uso del simbolo in una coalizione che avrebbe visto schierato il logo di Forza Italia, realizzando di fatto quell’orripilante inciucio da tempo denunciato quanto osteggiato. Superata questa delicatissima fase prodroma alla battaglia politica, ai nastri di partenza si sono presentate due coalizioni a sostegno di Cimmino e D’Auria, ed i Verdi a sostegno della Di Maio. Sette liste per il sindaco uscente ed otto a sostegno di D’Auria, senza i simboli di partito ma con i militanti politici, vecchi e conclamati, sotto mentite spoglie e con la copertura civica tutti schierati con Cimmino nel gran contenitore della famosissima, quanto ineguagliabile, “Pasta Mista di Gragnano”, tanto solo per citare la felice definizione coniata, nella circostanza, dall’ex grillino Morra. Fatto l’inguacchio trovato l’inghippo, e consegnate regolarmente le liste entro le ore 12.00 di sabato 4 settembre, ecco che nella giornata di lunedì, appena due giorni dopo aver ottemperato agli adempimenti, sono “saltati” fuori inquietanti notizie relative all’improvviso abbandono di alcuni candidati dalla competizione, tutti rigorosamente schierati con le liste di Cimmino, che secondo “Radio Marciapiede” non sarebbero stati in possesso dei requisiti necessari previsti dalla vigente normativa. Ma una volta consegnate le liste, per quanto di nostra conoscenza, sappiamo che non è possibile ritirare la candidatura, al massimo si può decidere in piena autonomia di non partecipare alla campagna elettorale, defilandosi in tal modo dalla competizione, ma con il proprio nome e cognome sempre in bella mostra stampato sulle liste elettorali che, come da normativa, saranno esposte nei seggi dove si svolgeranno le normali operazione di voto. Considerato tutto ciò, proviamo sommessamente a chiedere cosa sia accaduto, realmente in sede di Commissione Elettorale, in relazione a quanto lasciato filtrare dalle parti interessate che, a quanto pare, avrebbero addotto motivazioni che risulterebbero poco credibili alla luce di quanto previsto dall’art. 10, comma 1 del Dlgs 235/2012 pubblicato sulla G.U. 04/01/2013, a meno che qualcuno non abbia sfilato, all’ultimo minuto, le dichiarazioni di accettazione della candidatura dei tre candidati “esclusi”. Riusciranno i nostri ineguagliabili amici a sciogliere i tanti e molteplici dubbi insorti intorno all’inquietante  “Mistero dei Lattari”? Ah, saperlo!!!     

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