(di Red) C’è da scegliere il cavallo su cui puntare nell’area stabiese e dei Monti Lattari, ma la concorrenza è tanta. Le grandi manovre sono già iniziate per le regionali del 2020, quando a meno di clamorose sorprese dovrebbe essere Mara Carfagna a tentare di spodestare Vincenzo De Luca.
Tra Gragnano, Santa Maria la Carità e Castellammare c’è grande fermento. Anche perché la recente conquista targata centrodestra della città delle acque ha ridato fiducia ai forzisti del territorio. Non a caso in tanti si sono “intestati” la vittoria di Castellammare. La prima a voler rientrare nel giro della politica che conta è Annarita Patriarca, l’ex sindaco di Gragnano sciolta per presunte infiltrazioni mafiose, ma poi assolta con formula piena qualche anno dopo lo scioglimento della sua amministrazione. Dopo aver riconquistato la piena agibilità politica è pronta al grande salto. Non a caso ha già cercato un accordo elettorale con il sindaco di Castellammare, Gaetano Cimmino, e con alcuni dei consiglieri più votati.
A Gragnano c’è fermento anche sul fronte dell’amministrazione di Paolo Cimmino. Un altro candidato in pectore sembra essere Nello D’Auria, per tutti Bardella, presidente del consiglio comunale e leader di Gragnano Hub, da sempre vicino alla premiata ditta Pentangelo-Cesaro. Ma c’è un problema: l’area dei “cesaroni” ha anche un altro candidato. Si tratta di Franco Cascone, ex sindaco di Santa Maria la Carità per 10 anni, che ha abdicato in favore di Giosué D’Amora. A Santa Maria la Carità si voterà in primavera ma ancora una volta Cascone lascerà spazio a D’Amora per il suo secondo mandato, proprio perché ha mire espansionistiche in Regione, dopo essere approdato nel consiglio metropolitano proprio grazie alla benedizione del duo Cesaro-Pentangelo. Ora i massimi livelli di Forza Italia in Campania sono in difficoltà. Una scelta che potrebbe minare i rapporti all’interno della componente “cesaronea”.
E Castellammare resterebbe fuori? La città più importante, l’unica dove il simbolo di Forza Italia è in consiglio comunale, resterebbe a guardare e diventerebbe soltanto un bacino di voti per i candidati dei Monti Lattari. Allora urge una riflessione ed un articolato confronto sul territorio stabiese che, questa volta, potrebbe ribellarsi e fare la voce grossa pur di vedere un indigeno al Consiglio Regionale.

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