Quarta Parte (Vercingetorige) – Importanti e strabilianti novità politiche emersero nell’anno di grazia 2016 con l’avvento, o meglio con il sopravvento, di una potente corrente imperante nei Dem che dopo aver criticato aspramente, adoperando toni a tratti molto fuori dalla normale contrapposizione politica, l’operato del sindaco Cuomo misero in campo un atto di profonda rottura attraverso l’elaborazione del famoso documento politico di sfiducia alla leadership del primo cittadino. Molto prevedibile quanto chiaro risultò il disegno di questa “banda”, di cui il premeditato obiettivo primario  risultava essere il progetto di accompagnare Tonino Pannullo a ricoprire il ruolo di sindaco, l’uomo che aveva giurato la propria asservita fedeltà alla corte della “rete vassalla” incontrastata del territorio stabiese. Il centrosinistra rinunciò pertanto alle primarie, ma si ritrovò a dover affrontare una battaglia preelettorale tutta interna che vide soccombere la corrente migliorista e quindi al ridimensionamento dell’altro “aspirante candidato” Andrea di Martino, che preso atto della sconfitta si trasformò poi di fatto, almeno per alcuni mesi, l’uomo ombra, forse troppo asfissiante, del candidato sindaco Pannullo. Secondo radio Corso, in quei giorni, maturarono dure contrapposizioni e scontri al limite del contatto fisico per poi registrare, soccombendo ad appena 48 ore dalla presentazione delle liste, alla resa del secondo in favore del candidato “unto dal Signore”, Tony Pannullo. Quest’ultimo si ritrovò candidato senza avere, per la prima volta nella storia politica della seconda repubblica stabiese, neppure una lista che lo rappresentasse mentre, al contrario, si ritrovò a dover fare i conti con una lista “democrat” che imbarcò molti “notabili”, elettoralmente forti, escludendo pertanto coloro rimasti fedeli fino all’ultimo all’ex sindaco Nicola Cuomo. Gli alleati di percorso invece, sotto il cappello del civismo, incantati dalla novella “melodia deluchiana” confluirono convinti alla corte del PD, ma facendo attenzione a non aderire al centrosinistra come formula politica, addirittura vantandosi della loro appartenenza al centrodestra e ad altre forze politiche moderate. L’altra rilevante novità fu rappresentata dallo strappo della “sinistra vozziana” che, constatata la carenza di attenzione del proprio ex-protetto ormai completamente gestito dai “nuovi amici” politici, si presentò solitaria con la candidatura del proprio leader storico Salvatore Vozza. Sul fronte del Cdx la spuntò un politico di lungo corso, Gaetano Cimmino, impegnato ormai da tempo a costruire la sua candidatura, che si presentò pronto ai nastri di partenza con un gruppo che, successivamente, si ripresenterà compatto anche alle successive elezioni comunali del 2018.

In quella tornata elettorale, senza storia, ebbe la meglio Pannullo risultando quindi vincente con numeri da capogiro diventando così il nuovo sindaco della ex città delle acque. E fu così che Pannullo, come del resto avevano fatto i suoi predecessori e secondo la solita e collaudata tecnica del centrosinistra, prese le distanze dal passato, e ancora una volta ostentò la sua linea “politica dialogante e attenta” alle richieste degli imprenditori privati, tra cui anche la questione riguardante la trasformazione dell’area Cirio e l’ormai famigerato Piano casa. Il suo motto fu un chiaro segnale per tutti: “scusate gli errori di valutazione del mio recente passato politico”.  Iniziò ad incontrare tutti, si aprì instancabilmente al dialogo, dando l’impressione di voler cambiare la città e di volerla trasformare, ed il suo primo atto amministrativo fu mirato al completamento dei lavori sul lungomare. Si attivò alla disperata ricerca di parcheggi, e solo per un piccolo intoppo sulla sicurezza, da quanto apprendiamo,  non riuscì a realizzare il sogno di aprire un parcheggio temporaneo nell’area Cirio. Nell’attesa dell’inizio dei lavori relativi al progetto dell’area mentre nel frattempo, in collaborazione sinergica con il vice Di Martino, iniziva a predisporre il primo vero tassello del loro progetto politico consistente nella elaborazione del bilancio di previsione per esercizio finanziario del 2017. Riguardando con attenzione quel documento finanziario, ossia il documento approvato nel consiglio comunale nel corso della “Seduta del 28.12.2016 N.60” e leggendone con attenzione le poste, Pannullo&Di Martino riescono a quadrare il bilancio appostando la cifra di  circa 2 milioni e 400 mila da introitare tra nuove concessioni (in particolare modo gli oneri eventuali derivanti dal ritiro del permesso di costruire approvato relativamente all’area Cirio). A tale riguardo,proprio la società proprietaria dell’area Cirio chiese, trascorso un anno dall’approvazione del permesso suindicato, attraverso una richiesta ufficiale, presente negli archivi e da noi studiata ed analizzata, quale fosse la proroga dei termini per il ritiro della licenza ed il pagamento degli oneri dovuti. A tale istanza fu proprio l’amministrazione comunale, per il tramite dell’assessore al ramo incaricato, a tranquillizzare la stessa società richiedente attraverso una missiva rispondendo, sempre per il canale istituzionale, che in ogni caso non c’era da preoccuparsi in quanto il termine di scadenza decorreva solo dal momento in cui  la società avesse provveduto al ritiro della licenza. In realtà, proprio in quel periodo era naufragato, per motivi di sostenibilità economia dell’intervento, l’accordo tra i proprietari e i promotori del progetto Piano casa sull’area Cirio per cui, nelle more di un abbandono definitivo dell’opportunità di ricostruzione, fu inoltrata la richiesta di chiarimenti all’amministrazione sulla eventuale possibile decadenza del titolo concessivo, considerato lo scivolamento dei tempi impiegati per il ritiro del permesso a costruire. In maniera molto garbata, fu proprio la lettera di risposta dell’amministrazione a concedere tempo per una nuova rivalutazione del progetto e della sua realizzazione, con una rassicurante risposta che invitava a rimanere tranquilli e sereni, visto che per la normativa non decorreva alcun termine in relazione ad un titolo non ancora ritirato. L’estate dell’anno 2017 si rivelò, per la giunta Pannullo, una stagione a dir poco arroventata. Una crepa  si aprì all’interno della coalizione, trasformatasi poi in un vero e proprio scontro tra gli esponenti di primo piano del PD locale, Iovino&Company (veri sostenitori del sindaco) con il vice-sindaco Andrea di Martino che per motivi ancora non chiari, presumibilmente legati al ruolo di primo piano assunto dal potente super-assessore, diventato  nel frattempo interlocutore e referente di diversi consiglieri comunali di maggioranza che, lo stesso andava consolidando, provocarono una crisi politica insanabile che, nonostante la cacciata del potente vice sindaco, Pannullo  non riuscì a contenere circoscritta al solo mese di settembre di quello stesso anno. Intanto, uscito dalla giunta nonostante i tre giorni “Migliori” trascorsi sul sagrato della cattedrale, lo stesso Di Martino andò ad ingrossare la già numerosa schiera dei “ripudiati” e, quale profondo conoscitore delle dinamiche conflittuali della sinistra, iniziò un percorso, attraverso un gruppo di consiglieri delle liste civiche oramai legati inscindibilmente a lui, mirato a contrastare dall’interno il traballante governo di centrosinistra. Invero, con la cacciata del “cospiratore”, Pannullo decise di concedere spazi alle stesse civiche. Nella confusione generale di un sofferto rimpasto, decise per l’epurazione dei “deluchiani”, motivandone l’esclusione prima con accuse molto pesanti, in seguito rettificate, nella speranza di poter ottenere un rientro mirato ad acquisire il voto favorevole sul bilancio. I contrasti si intensificarono al punto di diventare insanabili proprio a ridosso delle elezioni politiche dove si era sottovalutato, e si vocifera in virtù di un accordo elettorale maturato in casa PD, che il resto dei consiglieri di maggioranza (cosiddetti civici ma dalla provenienza politica ben caratterizzata) non avrebbero di fatto ottemperato ad esercitare il voto secondo le pretese, e le desiderate, del sindaco e dei suoi più stretti alleati casilliani. E così accadde che l’improvvida cacciata di un assessore che aveva partecipato ad un evento del centrodestra tenutosi in terra ischitana, con la minaccia di estromettere dalla giunta un altro assessore, nel caso avessero seguito un percorso elettorale diverso da quello indicato dal pd sommato alla frattura mai sanata  con la “sinistra” comprensiva della sete di vendetta politica, maturata dai cosiddetti ripudiati, portarono alla definitiva fine dell’esperienza politica del sindaco Pannullo. Quest’ultimo, in preda alla sua voglia di “alici” per un disastro politico annunciato, iniziò a gettare colpe e ombre a destra e a manca, ipotizzando un possibile “teorema” legato ad una sedicente delibera sui prezzi dell’Housing, oltre alla formulazione di varie e disparate altre accuse di cui, l’unica fondatezza accertata, ha sinora rivelato di basarsi solo su fantasiose e torbide supposizioni. D’altro canto, il malumore era molto diffuso tra gli stessi consiglieri risultati poi determinanti sottoscrittori del documento che ne sancì la sfiducia con la relativa decaduta, e tra questi un giovane ma storico esponente della sinistra ritenuto l’ultimo firmatario, più volte lo hanno accusato di strumentalizzazione e ne hanno evidenziato le vere responsabilità e colpe. A conferma di tutto ciò arrivarono poi le ben note dichiarazioni dell’ex vice sindaco Di Martino che, da candidato sindaco alle ultime elezioni del 2018, appoggiato dall’intero gruppo della ex maggioranza dissidente che aveva sfiduciato Pannullo, durante un pubblico comizio tenuto al Gambero, proprio insieme agli stessi ex-consiglieri della maggioranza Pannulliana firmatari della mozione di sfiducia disse (spiegando le dinamiche di potere che avvenivano nelle segrete stanze  durante quel periodo) pronunciando le seguenti ineluttabili parole: “caro Pannullo, sei andato a casa perché volevi comandare e fare gli affari tuoi con i tuoi amici, altro che Housing sociale etc etc.” Nel frattempo il progetto Cirio, legato al piano casa, si avviava nei fatti verso il tramonto perché a distanza di anni non veniva ritirata la licenza, per poi culminare nei fatti di attualità conosciuti ma sui quali lasciamo ai posteri l’ardua sentenza. Infine potrebbe anche accadere che, arrivando in quel di Berlino, possa capitare di poter leggere una pronuncia  della Corte Costituzionale proprio sul Put, una legge che, ancora oggi purtroppo, rimane troppo legata ad interpretazioni e visioni diverse in assenza di norme chiare e imperative. Ed è così che, terminata la quarta parte, daremo luogo all’apertura dell’ultimo capitolo della nostra lunga ed articolata narrazione. (Continua)

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