Un logorroico e velenoso documento, a firma del segretario cittadino della DC stabiese, rischia di scalfire la granitica compattezza della coalizione a sostegno di Cimmino.

(Red) – E’ ormai noto a tutti, o quasi tutti, che la fantasia giornalistica non ha confini e che molto spesso i cronisti cedono alla tentazione di immaginare scenari quasi sempre verosimili ma non senza aver prima verificato le fonti, la stessa attendibilità e la veridicità della notizia. In realtà, il lavoro del giornalista, è quello di incamminarsi alla perenne ricerca di verità scomode. Nel mondo di internet, ed in quello dei social in particolare, è diventata un impresa ormai difficile poter riconoscere le notizie accreditabili, in numero sempre più elevato, dalle “Fake news”, ed è molto complesso e difficile riuscire a distinguere fonti credibili da quelle abituate a diffondere falsità e cialtronate di ogni risma, insomma distinguere le vere dottrine da quelle che rappresentano le più grandi bestialità prive di ogni attendibile riscontro. Nel nostro caso, invece, quando scrive un giornalista professionista apponendo in calce al pezzo la propria firma, significa che nel momento in cui il pezzo viene pubblicato da una testata giornalistica, sia essa Web che cartacea, si evidenzia che chi ha redatto quello scritto, oltre alla firma, ci ha messo pure la faccia, per cui non fa altro che raccontare ai cittadini lettori quello che rappresenta il frutto del proprio lavoro attraverso l’accurata verifica della stessa veridicità dei fatti. Inquietante, piuttosto, risulta il contenuto di un comunicato, redatto interamente in maiuscolo, firmato in calce dal segretario della locale DC ed inviato ad alcune testate locali. Una serie di insulti ed improperi all’indirizzo di un giornalista, conditi da giudizi politici a dir poco “deliranti” inviati all’intera coalizione a sostegno del Sindaco Cimmino. In pratica un vero e proprio atto pubblico di disconoscimento politico, sinonimo di sfiducia, della giunta tecnica nominata dal Sindaco non meno di due anni orsono. Qualche malpensante, avendo letto il negativo giudizio espresso nei confronti della compagine di giunta, avrebbe perfino esclamato: ”Molto bene, non tutti i mali vengono per nuocere, tanto meglio così”; ma intanto quello che si sussurra negli ambienti ben informati è che il segretario della DC, alle comunali già Udc, dopo l’amichevole visita di Rotondi al capo della coalizione di cdx avrebbe continuato a lavorare sottotraccia, per poter chiudere il Sindaco all’angolo, e pertanto metterlo nelle condizioni di avviare quell’auspicato “rimpasto di giunta” diventato ormai un vero e proprio incubo al limite di una maniacale ossessione. In maniera inequivocabile ne discende che, a fronte di questi reiterati tentativi, il Sindaco Cimmino, confortato dall’intera coalizione, avrebbe più volte sottolineato la necessità di mettere mano al rimpasto dell’esecutivo solo, ed esclusivamente, dopo la tornata elettorale per le regionali e che, condizione fondamentale, avrebbe proceduto in tale direzione solo in presenza di un granitico accordo politico raggiunto a monte ed attraverso la segnalazione di una rosa di nomi solo di alto profilo, se non superiore o almeno dello stesso spessore di chi, tra gli assessori uscenti, dovesse eventualmente ritrovarsi nelle condizioni di essere avvicendato. Nel caso di specie, approfittare dei contenuti di un articolo di stampa, attaccando in maniera frontale un giornalista professionista, per rendere pubblica la propria posizione politica in una maniera decisamente anomala, considerata la dinamica dei fatti, non fa che convalidare in toto il triste scenario prefigurato da ben due colleghi che, attraverso i loro articoli pubblicati su due diverse testate giornalistiche, avevano descritto in maniera certosina tutto quello che sarebbe dovuto accadere in una “bollente” mattinata di fine luglio. Che cosa avrebbe comportato la mancata approvazione del bilancio consuntivo del 2019?   Nell’ipotesi di mancata approvazione, nei termini prescritti, del rendiconto di gestione, in via preliminare si osserva che il termine del 30 giugno, previsto dall’art. 151 comma 7 D.Lgs. 267/2000, non è assistito da apposita sanzione irrogabile. Per cui, tale inadempimento NON AVREBBE potuto comportare, in alcun modo, lo scioglimento del consiglio comunale “per gravi e persistenti violazioni di legge”, così come previsto ai sensi dell’art. 141 comma 1 lett.a) TUEL. Ciò premesso si segnala che la mancata adozione del conto consuntivo avrebbe, indubbiamente, costituito omissione di un atto obbligatorio per legge che avrebbe potuto dar luogo, ai sensi dell’art. 136 TUEL, alla nomina, da parte del difensore civico regionale, di un commissario ad acta. E pertanto, cosa sarebbe accaduto, prova a chiedersi il cittadino normale? Sarebbe accaduto che attraverso questo comportamento, messo in campo da un sedicente gruppo di aventiniani, il Sindaco avrebbe dovuto giocoforza cedere alla poderosa pressione dichiarando l’apertura di una crisi politica dagli inestricabili e pericolosi, nonché imprevedibili, sviluppi. Tanto sarebbe accaduto e solo in conseguenza di un presunto disturbo ossessivo, politicamente compulsivo, dovuto alla necessità di voler gestire il potere a tutti i costi, e costi quel che costi, rischiando in tal modo di far slittare l’approvazione del riequilibrio di bilancio a fine agosto e bloccando, di fatto, tutte le attività amministrative in corso. La politica, contrariamente a quanto sostenuto nell’editto democristiano, lavora per incidere nel governo della città attraverso la presentazione di realizzabili proposte e progetti di pubblica utilità nel supremo interesse della comunità e, per realizzare tanto, non occorre gestire in prima persona, basta avere la necessaria capacità di elaborare, progetti e proposte, con la necessaria credibilità ed autorevolezza affinché possano essere inseriti in un più articolato progetto di governo “per il popolo”. Il rispetto e l’autorevolezza si acquisiscono sul campo e solo in questo modo si diventa credibili ed affidabili, mentre i proclami e gli editti servono solo a confondere le idee ai cittadini costringendoli, in un solo colpo, a passare dalle sale di ascolto a quelle di intensa lettura. Ed il “Live motive”? Chest’è!         

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