(Carlo Carrillo) – Il neo-consigliere comunale, Michele Starace, all’atto del suo insediamento e nell’occasione suo primo intervento di saluto in consiglio comunale, quello del 15/10/2021 dove è entrato per surroga a seguito delle dimissioni di Eutalia Esposito, ebbe modo di soffermarsi lungamente sul lavoro della Commissione di Accesso, a lavoro in quel tempo nell’ente, e soprattutto su quello che definisce il “concetto nobile di lotta alla camorra”, e nel caso di specie affermava che: “la lotta alla camorra significa evitare frequentazioni a qualsiasi titolo di camorristi anche se appartengono allo stesso quartiere e o alla stessa squadra di calcio…, – rimarcando che – purtroppo nessuno di noi si sceglie i propri familiari ma questo significa rinnegare i propri familiari che hanno scelto di vivere consapevolmente nel malaffare …”. Il consigliere forse consapevole dell’appartenenza familiare della consigliera dimissionaria avente parentela diretta con camorristi, e forse timoroso di essere accostato a persone di malo affare, considerata una sua personale parentela in via diretta accompagnata da qualche affinità acquisita strada facendo, ebbe modo di affermare, con esplicito riferimento alla maggioranza, dichiarando pubblicamente di prendere le distanze da coloro che avevano scelto questo “particolare percorso di vita”; salvo poi, a distanza di ben 4 mesi, ritornare sull’argomento pronto a ricalcare in maniera strumentale sulle “appartenenze parentali a famiglie camorristiche” di alcuni consiglieri di maggioranza di cui certuni, tra l’altro, non hanno alcun rapporto di parentela diretta ma, tuttalpiù, di semplice affinità. A questo punto non sembra che esista, a meno che non si usi il classico doppiopesismo del Csx, alcuna differenza tra la sua condizione, in relazione alle parentele, e quella degli altri, o no? Eppure il rampante virgulto “dell’omertoso” Di Martino, che si è guadagnato l’iscrizione d’ufficio nel “prestigioso albo degli omertosi stabiesi” l’8 giugno 2018 in quel comizio di chiusura elettorale al Gambero, nella qualità di consigliere pur dotato di conoscenze giuridiche sulla carta, dovrebbe ben conoscere la differenza tra il concetto giuridico di parentela diretta, indiretta e quello di affinità. Essendo egli stesso legato per parentela, e non certamente per scelta, “a personaggi che hanno scelto di vivere nel malaffare” non dovrebbe ignorare che “la parentela intercorre tra soggetti di cui l’uno è discendente dell’altro o che hanno un ascendente diretto in comune (inteso per stirpe e non Ente), mentre l’affinità indica il legame che si instaura tra coniugi e per conseguenza con i parenti dell’altro coniuge . Alla luce di tutto ciò, la domanda che a questo punto sorge spontanea è: “Ma quanto costano le banane a Palermo?”
Il motivo della domanda? Semplice, sta a significare che è arrivata l’ora di finirla di parlare con questo linguaggio allusivo e carico di viscide insinuazioni mirate a criminalizzare, discriminando, l’interlocutore avversario, questo tipo di linguaggio lascia trasparire, con fare “ammiccante”, chissà quali ipotetici reati potrebbero essere stati perpetrati o commessi. Se il giovane consigliere Starace è a conoscenza di eventuali “ipotesi di reati commessi”, da chiunque seduto (in tal caso) indegnamente in quei banchi, si rechi in Procura e faccia finalmente nomi e cognomi in relazione ad ipotetiche circostanze afferenti reati; in caso contrario, taccia su questa delicata vicenda ed attenda, così come tutti gli altri destinatari del provvedimento di sospensione nel ruolo istituzionale, la pubblicazione della relazione commissariale che ha determinato lo scioglimento dell’Amministrazione Comunale stabiese per presunte, o reali che siano, infiltrazioni camorristiche nella gestione dell’Ente.
Solo a pubblicazione avvenuta degli atti, e dopo un’attenta e circostanziata lettura degli stessi, tutti saranno nelle condizioni di poter parlare, con cognizione di causa, su questa bruttissima pagina che ha purtroppo travolto Castellammare!
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