(Red) – «Quando nasci e cresci in contesti familiari segnati dalla criminalità organizzata, è quasi impossibile uscirne. Nessuno si salva da solo, c’è bisogno di un intervento impattante sul tessuto familiare: a questi ragazzi ‘figli d’arte’ va sottratto il cattivo esempio quotidiano, questi ragazzi vanno tolti ai genitori. La storia del 19enne Francesco Pio Valda, arrestato per l’omicidio di un suo coetaneo che era un bravo ragazzo, lo dimostra». Con queste parole il carabiniere scrittore Vincenzo Zurlo, di Castellammare di Stabia, affronta la storia della morte di Francesco Pio Maimone, colpito per errore da un proiettile esploso durante una rissa scoppiata per una scarpa sporcata.
«I figli dei delinquenti, di chi vive in contesti mafiosi hanno un destino, impietoso, già segnato. Per questo motivo, non appena si registrano fatti che consentono di definire inquinato il contesto familiare di provenienza, bisogna intervenire separando genitori e figli. Per quanto un simile provvedimento possa apparire brutale, esso rappresenta la sola possibilità per offrire a questi giovani una vera alternativa», dice Zurlo, che ha affrontato la delicata tematica nell’ultimo libro ‘Mamma camorra. Nel ventre del male’ edito da Stylo24.
A sostegno della sua tesi Zurlo richiama la storia del giovane Valda: «Come raccontano i giornali, l’indagato ha superato positivamente un percorso di recupero dopo un primo arresto. Sembrava essersi rimesso in carreggiata. Poi è tornato a casa e adesso lo ritroviamo in galera perché ha ucciso per un nonnulla un 18enne innocente servendosi di una pistola illegalmente detenuta. E’ evidente che il suo problematico contesto familiare e ambientale lo ha risucchiato. Vogliamo fare finta di niente? Vogliamo ancora illuderci che comunità, associazioni, scuola possano svolgere, da sole, un ruolo salvifico?». Per Zurlo, come sottolineato anche nel libro ‘Mamma camorra. Nel ventre del male’, «i giudici dovrebbero adottare per i minori decisioni analoghe a quella adottate nei casi di famiglie in cui accadono violenze o i genitori sono tossicodipendenti». «E’ compito della politica, delle istituzioni – conclude Zurlo – dare a questi ragazzi un’alternativa vera alla ‘mafiosità’ del padre».

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