(Red) – Sale la tensione in città nella frenetica attesa della sentenza legata al ricorso al Tar, atto sottoscritto e presentato dall’ex sindaco Cimmino con diciotto ex assessori ed ex consiglieri comunali stabiesi finalizzato ad ottenere la pronuncia dell’annullamento del D.P.R. del 28/02/2022 pubblicato sulla G.U. serie generale N°59 dell’11.03.2022 avente ad oggetto lo scioglimento del Consiglio Comunale stabiese ai sensi dell’art. 143 del Tuel, avviato con la costituzione registrata in data 16/05/2022. Infatti, nell’attesa della pubblicazione della detta sentenza che, secondo l’Art. 89 cpa – codice processo amministrativo, dovrebbe entro il quarantacinquesimo giorno da quello della decisione della causa, avvenuta il 21 dicembre del 2022.  Premesso che il comma 2., del succitato articolo, prevede che la sentenza, che non può più essere modificata dopo la sua sottoscrizione, è immediatamente resa pubblica mediante deposito nella segreteria del giudice che l’ha pronunciata; e che al successivo comma 3 prevede che il segretario dà atto del deposito in calce alla sentenza, vi appone la data e la firma ed entro cinque giorni ne dà comunicazione alle parti costituite.

E tenuto altresì conto che il termine per il deposito non è perentorio, senza poi trascurare che nel caso di specie i termini procedurali sono dimidiati, la sentenza, secondo i nostri calcoli, sarebbe dovuta essere stata depositata il  giorno 06/02/2023. Qualche malpensante, a questo punto, potrebbe immaginare che si stia creando la condizione  necessaria per dare l’opportunità ai Commissari Prefettizi Anticamorra di poter festeggiare il primo compleanno alla guida della città, a ciò aggiungendoe che tra una settimana circa arriverà il 24 febbraio e, la decisione assunta dal CdM di sciogliere l’Amministrazione Cimmino, compirà giusto un anno a “tutto tondo”.

Preso atto che il nuovo Codice, non prevedendo alcuna conseguenza nel caso di ritardato deposito della sentenza, supporta l’attuale tendenza, che appare palesemente iniqua specie nel caso di procedimenti abbreviati, per i quali le parti sono tenute a rispettare termini perentori assolutamente ridotti, pena l’inammissibilità o l’irricevibilità del ricorso, mentre nei confronti dei giudici che deputati a redigere le sentenze, l’unico termine previsto è del tutto ordinatorio, non essendo prevista alcuna conseguenza nel caso di inosservanza.

Eppure, nel processo Amministrativo non vengono in rilievo esclusivamente interessi privati, ma trovano composizione e soddisfazione anche gli interessi pubblici che vi sono coinvolti (cfr. Consiglio di Stato, sez. V, 22/02/2010, n. 1032). Pertanto, anche se al giudice è affidato il compito di fissare i tempi della sua decisione finale, il cittadino, e soprattutto coloro che sono stati lesi di un diritto fondamentale costituzionalmente garantito ossia quello di essere amministrati dalle persone scelte nelle urne, dovrebbero comunque attenersi al disposto legislativo. Appaiono bizzarre anche le previsioni, sulla probabile pubblicazione della sentenza, dell’onorevole grillina che, dopo aver dato i numeri sfusi ed a pacchetti prevedendo prima il 24 gennaio e l’8 febbraio poi, ha sforacchiato giorni e mesi della probabile uscita, in tal modo ha finalmente svelato l’arcano che, almeno fino a ieri, aveva avvolto la vicenda. In pratica aveva semplicemente collegato la probabile uscita del verdetto alle udienze fissate dalla I^ sezione del Tar Lazio calendarizzate sul sito istituzionale, previsione che da domani potrebbe tranquillamente replicare per il 24 febbraio prossimo venturo in quanto prossima udienza fissata per la I^ sezione del Tar Lazio.  

E la città di Castellammare come reagisce a tutto ciò? E’ costretta a dover subire inerte la sospensione della “democrazia” e, cosa ancora più grave, obbligata a sopportare i pittoreschi “sermoni” di “Dotti, Medici e Sapienti”, che attraverso uno strumentale dibattito aperto tra pochi intimi, stanchi e canuti protagonisti, tentano comunque di orientare le scelte dei cittadini per le prossime consultazioni comunali, ormai alle porte, verso cinici quanto impareggiabili, mestieranti e commedianti. Tanto è!   

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