(di Giovanni Storti) – Ieri all’interno dello stabilimento Fincantieri di Castellammare c’è stato un nuovo varo di un troncone di una nave, ma la notizia più importante della giornata riguarda quegli stessi operai che quel troncone l’hanno costruito e che hanno messo in atto una protesta. Perché? Vediamolo nello specifico con le parole di Luigi scarica del coordinamento nazionale Failms.

“Al varo abbiamo partecipato, perché siamo fondamentali per questo tipo di operazioni, – ha esordito Scarica – ma abbiamo effettuato una protesta perché siamo delusi. Abbiamo firmato un documento con il ministero, dopo l’accordo per i 6 miliardi e 500 milioni di euro per la nuova flotta militare, e anche la stessa Fincantieri ci ha rassicurato su un’equa distribuzione dei carichi di lavoro. Insomma tutti gli 8 cantieri sul territorio nazionale avrebbero dovuto avere gli stessi carichi. Invece 7 cantieri hanno ricevuto altro lavoro e Castellammare è rimasta fuori da questa ‘equa distribuzione’.

Continuano a rassicurarci, ma mentre gli altri cantieri sanno per certo – ha spiegato Scarica – che fino al 2022 avranno lavoro, da noi si lavora a singhiozzo. Abbiamo fatto il varo e abbiamo chiesto un incontro con l’azienda affinché ci delucidasse in merito al Piano Industriale, ma fino ad oggi non c’è stata risposta. Al varo erano presenti i vertici aziendali che hanno avuto un incontro con la rsu. Dopo una contrattazione hanno riferito di non poter dare appuntamenti visto lo scenario elettorale e quindi hanno rimandato in primavera. Così è scattata la protesta”.

Castellammare sui tavoli nazionali non ha peso politico, è un po’ come se l’azienda volesse investire e dare lavoro ma le istituzioni regionali non danno appoggio. Anzi. Torniamo al 2011 quando il Governo regionale di Stefano Caldoro di centrodestra firmò con Fincantieri e sindacati un protocollo d’intesa per la realizzazione del bacino di costruzione. In quel caso Fincantieri stanziò 300mila euro per lo studio di fattibilità. Poi, nulla più.

Il punto è proprio quello: con il decentramento delle competenze da Roma alle Regioni, i fondi infrastrutturali sono gestiti da queste ultime. Se prima Fincantieri riceveva dal Governo centrale e poi distribuiva ai vari stabilimenti, ora invece la palla è passata ai Governi regionali. Ma Fincantieri ha più stabilimenti in varie Regioni e se una di esse non è ricettiva, investe su altri complessi industriali. Sembrerebbe proprio questo il caso della Campania. Con strutture obsolete e nessun investimento da parte della Regione Campania, Fincantieri è ostacolata nel portare lavoro a Castellammare e non agevolata come dovrebbe “normalmente” essere.

“L’assurdo è che dopo 3 anni da quando è stato eletto il primo incontro con il governatore Vincenzo De Luca in Regione lo avremo il 5 febbraio. – ha continuato il coordinatore Failms –  Nel frattempo abbiamo varato il troncone e ora siamo al 30% della nave militare. E rischiamo ancora che Fincantieri ci chiuda. La forza lavoro a Castellammare è rappresentata da 565 persone più 6/700 persone dell’indotto. Le cifre scenderanno con una sola lavorazione, specie nell’indotto. E ancora in questo troviamo dell’assurdo: siamo il cantiere più produttivo d’Italia, senza investimenti, su tutti e 8 i cantieri italiani”.

Poi c’è il caso dei cantieri in Francia. In pratica Fincantieri ha acquisito una mole di lavoro tale che i soli cantieri italiani non posso gestire e quindi ci si sta rivolgendo ad altri cantieri. L’azienda ha bisogno di più forza lavoro e di più strutture. Addirittura si starebbero utilizzando cantieri in Croazia e in Slovenia per la costruzione di pezzi di nave, così come accade per Castellammare.

“Durante il commissariamento dell’Autorità Portuale ci sono stati segnali per il bacino di costruzione a Castellammare grazie al Piano Regolatore – ha concluso Scarica – ma Spirito se ne uscì con la famosa affermazione di Gioia Tauro in merito alla realizzazione della struttura. Ci sono state smentite, è vero, ma altri segnali opposti in merito non ci sono stati. La Regione, intanto, per il prossimo 5 febbraio, non ha avuto nemmeno la delicatezza di invitare la rsu di fabbrica ma ha invitato di fatto solo Cgil, Cisl e Uil”.

Castellammare di Stabia lì 02 febbraio 2018







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